I fatti ci toccano,
ma non sempre ci provocano a un’ulteriore crescita in maturità,
se non ci lasciamo interpellare da essi.
Etty Hillesum, in una sua lettera in cui fa riferimento ai fatti dolorosi che intrecciano la sua vita, scrive che «non sono i fatti che contano nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa». È una affermazione impegnativa, che va compresa bene per evitare il malinteso. Noi siamo intrisi di accadimenti, alcuni scelti, altri subìti; alcuni di forte rilevanza e risonanza nel tempo, altri secondari e di breve incidenza. Sono tutti depositati nel nostro intimo conscio e inconscio. Domandano di essere assunti, per divenire parte costitutiva della nostra esistenza.
Rivisitare il proprio passato
Tra i meccanismi difensivi, abbiamo quello del filtro che seleziona quanto ci accade. Ci permette di non venire travolti emotivamente e fisicamente dai tanti eventi della vita. Lasciamo così decantare, fino a dimenticare, quanto ci provoca eccessivo disagio o riteniamo insignificante. Rimane però il rischio di intasare la ‘cantina’ del nostro intimo con quanto in esso depositiamo.
Etty ci ricorda che la nostra personalità prende consistenza nella misura in cui prendiamo consapevolezza dei fatti con cui ci impattiamo. Nulla va scartato, prima di avere guardato in faccia quanto attraversa la nostra vita. Diversamente avremo pietre vaganti nel nostro inconscio che diventano causa di disturbi.
L’atteggiamento dello scartare, senza lasciarsi ‘toccare’, non è mai vincente: «conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa». La nostra personalità si plasma con l’apporto degli eventi e la loro elaborazione.
Dedicare tempo e riflessione per rivisitare il proprio passato e reintegrare eventuali fatti scartati troppo frettolosamente, è di grande giovamento per un sano equilibrio umano e spirituale.
La nostra storia di salvezza
Alla luce della fede, la nostra vita, con la molteplicità di eventi che l’attraversano, si snoda all’insegna dell’amore provvidente del Padre, il quale ci ha innestati in Cristo con il battesimo. Per questo la riconosciamo segnata dalla grazia e la chiamiamo “sacra”.
Siamo inseriti nel solco della storia avviata da Dio con Abramo, in cui Cristo stesso si è posto e ha realizzato nel suo sangue la “nuova alleanza” in cui siamo coinvolti. Abbiamo la certezza che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28). Questo ci infonde serenità e fiducia. Siamo immersi nella “storia della salvezza”.
Per non dimenticarlo, siamo chiamati a fare memoria. Sovente nella Bibbia risuona il termine «ricordati»; per Israele è la liberazione dall’Egitto e il dono della terra promessa (Es 13,3), il giorno del sabato (Es 20,8), i tanti benefici ricevuti (Sal 103,2); per noi è la salvezza in Cristo (Rom 3,21-26). il passaggio dalla legge alla vita nuova nello Spirito (Col 1,13-14).
Il ricordare ravviva la memoria e suscita i giusti sentimenti di ringraziamento o di pentimento, impedisce l’oblio, ma soprattutto mette in circolo quanto si è vissuto e ha contribuito a dare una fisionomia alla propria storia.
Rimette in circolazione un sentire che consolida o aiuta a integrare aspetti importanti del vissuto.
Etty Hillesum, sempre sul tema degli eventi, scrive:
«Io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori». E ancora: «A volte penso che ogni situazione, buona o cattiva, possa arricchire l’uomo di nuove prospettive. E se noi abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare – se non li ospitiamo nelle nostre teste e nei nostri cuori, per farli decantare e divenire fattori di crescita e di comprensione -, allora non siamo una generazione vitale».
Sappiamo che Elly ha dovuto affrontare eventi non facili e concludere la sua esistenza nel lager di Auschwitz. Era riuscita a integrare la quotidianità, e anche l’imprevedibile carico di sofferenza, che l’hanno maturata a una dimensione molto profonda, che ha registrato nel suo diario e nelle sue lettere, divenuti patrimonio prezioso consegnato alla storia e a ciascuno di noi.