Crescere o Essere?

da | 7 Marzo 2020 | Approfondimenti

La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili,
di finire alla mercé di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia,  in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.

(Alda Merini)

Per molti anni sono stata educatrice di bambini, ragazzi e giovani in seno allo scoutismo.

Da qualche anno ho però lasciato il servizio cosiddetto “attivo”, perché mi sono resa conto che, a causa della mia età (42 anni) e delle mie esperienze di vita, i ragazzi cominciavano a non vedermi più come “sorella maggiore” – così come dovrebbe essere la figura del capo scout – ma come “mamma” (anche a ragione, a ben vedere, dato che ho due figli, Giacomo e Sara, di 14 e 10 anni).

In realtà avrei potuto tranquillamente continuare a svolgere il mio servizio, perché di energia e di passione educativa la brocca è ancora piena e il Gruppo non era certo in esubero di capi, eppure da una parte capivo che era giusto lasciare spazio ai più giovani, dall’altra sentivo nascere una nuova esigenza in me, il desiderio di continuare a formarmi, questa volta non con l’obiettivo di poter educare altri, ma nell’intento di continuare a crescere per me stessa.

Sono quindi entrata maggiormente a contatto con il mondo degli adulti, prima limitato ai colleghi, ai genitori dei compagni di classe dei miei figli e ai genitori dei miei ragazzi scout.

Vari incontri mi hanno riconfermato quanto già avevo percepito: da un lato, sono ancora tanti gli adulti che credono che “l’educazione sia una cosa per ragazzi”, molti quelli che ritengono che l’esigenza di continuare ad educarsi si esaurisca una volta raggiunta la maturità, troppi quelli che si sentono “arrivati”; dall’altro emerge la necessità degli adulti di essere accompagnati nei processi di cambiamento, il bisogno di una “ricerca di senso”, la richiesta di spazi di confronto e di esperienza; spazi in cui vivere con serenità la propria condizione umana, in cui ritrovare il senso profondo della morale personale e dell’etica pubblica; spazi i cui recuperare il senso creaturale e religioso della vita e riscoprire in modo adulto la gratuità e il servizio del prossimo come strada per la felicità.

A confermare la necessità e l’importanza, a mio avviso, di essere sempre dentro un cammino di crescita, si aggiunge la consapevolezza che è soprattutto dai comportamenti e dalla testimonianza degli adulti che traggono origine i comportamenti, talvolta devianti, dei giovani: se si vuole dare speranza al futuro, i giovani devono trovare testimoni credibili tra gli adulti, non sono quelli che come genitori, insegnanti, catechisti, capi scout svolgono esplicitamente un servizio educativo nei loro confronti, ma anche tra gli adulti che incontrano nei diversi luoghi dell’esperienza.

E tuttavia non si tratta solo dei giovani! Se leggiamo quanto scrive William James si tratta di tutti noi:

“Nel momento in cui un uomo smette di crescere, non importa che età abbia, in quel minuto inizia ad essere vecchio”

Solo chi è disponibile a mettersi sempre in gioco, qualunque sia la sua età, chi è disposto a mettersi in discussione e a rivedere le proprie posizioni, chi è disponibile a lasciare le proprie certezze, pur rimanendo fedele alle convinzioni più profonde, chi guarda al divenire del mondo e della storia con capacità critica ed occhio limpido, può dire di essere in un cammino di crescita e autoeducazione continua.

Leo Buscaglia afferma che “Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo”.

Continuare ad imparare. Non fermarsi. Crescere. Già tutto questo mi sembrava una bella sfida per la mia vita. Poi qualcuno a me caro mi ha spiazzato con questa frase:

 “Gli adulti non devono crescere, devono essere”

 Che ha brevemente così commentato: crescere comporta il raggiungimento di un risultato. La società ci valuta in base alla nostra efficienza, in base al raggiungimento degli obiettivi, viviamo all’ombra dell’idolo del fare e dell’efficienza, ma la vita non dipende dai risultati, né tanto meno dai numeri, la vita non si misura, si vive!

 L’importante non è il risultato, non è dove si arriva, l’importante è mettersi in cammino, perché “la meta è il viaggio stesso!”

Ma in cammino per dove?

Sul fronte del tempio di Apollo a Delfi era scritto a caratteri cubitali “Conosci te stesso”: in questo modo l’oracolo di Apollo – con l’efficacia mediatica che avevano a quel tempo i santuari – rivolgeva all’uomo di allora (e di sempre…) l’invito ad indagare dentro di sé, per scoprire che l’essenza della nostra vita è dentro, non al di fuori di noi.

Pindaro, poeta greco, fa un passo in più scrivendo: “Diventa ciò che hai appreso di essere”.

Per arrivare a Nietszche che dice “Diventa ciò che sei”.

Si tratta quindi di fare un viaggio interiore per liberare il nostro vero io, per abitare ciò che siamo veramente, per realizzare ciò che siamo stati chiamati ad essere. Anzi no. Il verbo realizzare richiama il fare e quindi ancora una volta il risultato.

Forse si tratta semplicemente di VIVERCI così come siamo, luce e ombra, bene e male insieme.

Oppure potremmo usare i verbi “danzare, cantare, dipingere”, che richiamano l’arte e quindi la bellezza. Perché noi siamo belli, così come siamo, poiché “siamo stati fatti come un prodigio” (Sal 139).

E allora i giovani avranno un esempio nel nostro lasciare tracce di bellezza e di vita con il nostro essere, con il nostro continuare a sognare e desiderare, con il nostro sperare e credere nel bello e nel buono; vedranno adulti che sperimentano sulla strada verso il proprio io, tutti i limiti e le fatiche, gli entusiasmi e le incapacità del cammino stesso, ma anche persone che hanno riscoperto e vivono la loro umanità nelle piccole cose quotidiane e nell’incontro con l’altro; troveranno uomini e donne semplici, a cui interessa “aggiungere vita ai giorni e non giorni alla vita”.

Argomenti: Vita
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