giovani: PRO VOCAZIONE
Nel recente sinodo “con” i giovani, a Roma, la Chiesa ha constatato ancora una volta che il Vangelo, Gesù, è Luce nel cuore di ogni uomo, anche nel giovane.
Vari responsabili di associazioni “cattoliche” scrivono confermando che i giovani sono vivi dal punto di vista della ricerca di relazione con Dio (molti in relazione proprio “con” Gesù), soggetti in cerca di autenticità, senso di Vita. La richiesta, che è già risposta/vocazione, è di un fede che si fa esperienza, coinvolgimento, responsabilità.
Dall’altra il “peso” della Chiesa, istituzionalmente mal portato in questo periodo storico dove il “potere” ricevuto è ancora incapace di esprimere il servire (come ha mostrato il Maestro), la rende distante e certo non più casa. I giovani sognano, guardano il futuro, progettano … mentre la comunità cristiana è costretta a soffrire incastrata dentro un presente che non sa più gestire per pigrizia e per inutile riferimento ad un passato che non offre soluzioni all’oggi.
Ci sono già spazi e luoghi e modi dove si sta come in un oasi (fresca e generativa) capace di dissetare questa aridità interiore. È lì, dentro quei modelli di stile aperti, in quelle narrazioni fedeli al Vangelo, con quelle esperienze umanamente calde e luminose, che al momento chi cerca trova ciò che va cercando. Lì trovano … soprattutto i giovani.
Parrebbe quindi problema di incompatibilità tra la richiesta e la risposta. I giovani sono sempre stati sana provocazione: ancor prima che preoccuparci della loro vocazione ci chiedono di precisare la nostra posizione. Occorre lavorare su questo incontro, su questa relazione, che mette a nudo i giovani (loro non hanno timori a farlo) … e un po’ meno la Chiesa, sempre attenta a coprirsi, paurosa di farsi vedere vulnerabile (ma è lì, aprendosi e perdendosi per amore, che genera).
Permettiamoci di dire che al momento lo strumento “Chiesa” è insufficiente a far germogliare la fede (che già c’è). Eppure Gesù chiedeva questa “attività” principale ai suoi: il Regno è già presente, fatelo notare … aiutatelo a svilupparsi nelle persone (divenendo voi stessi seme che muore). Dio è vicino, è lì accanto a ogni uomo (a te!).
Grazie a questo responsabile dialogo aperto con i giovani Papa Francesco ci chiama a ridisegnare il modo di essere cristiani oggi per tutta la Chiesa. Non è solo questione di “lavorare” meglio in questo settore di “pastorale giovanile” , ma di rifondare il modo sempre creativo e generoso di essere comunità di fede in questo nostro mondo. È da vecchi lamentarsi. I giovani interrogano da sempre gli adulti, i loro genitori, gli educatori, (me) … sul senso dell’esistere e sono il vero stimolo provocante a realizzare la nostra vocazione, innanzitutto, e generare (il merito non è nostro ma di Dio che opera) un futuro.
Grazie davvero ai giovani per permetterci (anche questo è certo segno di Dio) di staccarci da una religione che è apparenza, esterna alle domande del quotidiano esistere, e di rifiorire (se ci spogliamo di riti esteriori e riscopriamo che siamo abitati da Lui, che è sacro in noi) in una fede che è vita, è gioia, è coraggio, è dono, è amore.
La comunicazione con i giovani non si dovrebbe inceppare, bloccarsi, non accogliendo ciò che sono (e ancora più ciò che non sono ma potranno diventare), impedita da pregiudizi, stoppata per paura e per difesa, … il cammino stesso della fede della comunità cristiana in questo caso si ferma, si inaridisce, si spegne.
Le “offerte” di confronto ci sono (il sinodo è questo), non buttiamole, permettiamoci di dialogare presentandoci come chi non ha nulla da insegnare ai giovani ma crede, ha fiducia non in se stesso, e può indicare, che la propria povertà e fragilità è luogo dell’incontro con Gesù (e se accade con Lui potremo essere aperti a chi ci sta vicino).