La libertà è valore centrale nella nostra vita.
Lo comprendiamo soprattutto quando la vediamo violata in tanti contesti e modi.
È saggezza usarla bene, consapevoli della sua preziosità.
Un valore a cui siamo gelosamente attaccati è la libertà. Lo sentiamo, soprattutto oggi, come l’ossigeno che ci fa vivere. Il solo pensiero di perderla – o di vederla violata impunemente – ci provoca preoccupazione e ansia.
Ho chiesto a un gruppo di giovani come mai essi rimandano nel tempo la scelta del matrimonio. Mi aspettavo motivazioni legate alla mancanza di lavoro, agli studi da completare, all’instabilità affettiva, alla fatica di trovare l’anima gemella… Invece la risposta unanime è stata “la paura di perdere la libertà”, il timore di non essere più autonomi, di essere condizionati dalle esigenze del nuovo stato di vita. Anche la prospettiva dei figli, più che una preziosa opportunità, veniva vista come un condizionamento. Matrimonio sì, figli sì, ma procrastinati nel tempo.
In un video sul rave party di Valentano (VT) – che ha schioccato per come si è svolto – una ragazza, con tono esagitato nei confronti di chi le ha chiesto il perché di certi atteggiamenti sopra le righe, ha risposto: «Voglio essere libera di fare quello che voglio e come mi pare e piace; per me la libertà è tutto, mai rinuncerò ad essa».
Il piano inclinato delle scelte
Sono decenni che il piano dei valori più rilevanti, che sembrava abbastanza condiviso, si è inclinato nella direzione del soggettivismo. È difficile trovare accordo almeno sui temi portanti del vissuto umano. Un certo scollamento ha preso piede e ognuno vuole essere rispettato in ciò che pensa e nelle azioni che ne conseguono. Il principio di autorità è stato declassato e, se imposto, è mal tollerato. Il punto di riferimento è diventata la propria opinione e/o quella del pensiero predominante.
Gli slogan urlati nei cortei del ’68 sono entrati nel sentire comune: «l’utero è mio e ne faccio ciò che voglio io», «Non vincoli nell’amore», «Meglio sciolti che vincolati», «Cristo sì, Chiesa no», «Libera scelta di morire» …
Quale sarà l’esito di questo piano inclinato? Un amico mi dice: «Per ripartire, bisogna prima toccare il fondo». Pessimista o realista?
Un sano equilibrio
È indispensabile trovare un sano punto di equilibrio, pena la reiterata conflittualità causata dall’eccesivo autoriferimento egoistico. Lo slogan di Martin Luther King è una positiva indicazione: «La libertà finisce dove comincia quella degli altri». Fa capire che viviamo dentro un tessuto di relazioni sociali che richiedono reciproca attenzione e rispetto. Il pensare e agire a binario unico, dimenticando chi ci sta accanto, provoca chiusura in sé e scollamento sociale. Solo una positiva considerazione dell’altro e il reciproco ascolto e dialogo, permettono di godere della libertà senza eccessi dirompenti. Il bene comune è troppo prezioso per rovinarlo in nome del proprio esclusivo bene.
La libertà viene ad avere il volto di ogni singola persona, considerata nel suo intrinseco valore, che si rapporta con tutti gli altri. Essa non esclude ma include, fa scoprire esigenze e valori comuni, fa aderire a idealità sentite importanti e condivise, movimenta per edificare qualcosa di rilevante per l’intera società, fa scoprire come la somma delle singole libertà non crea contrapposizione ma aggregazione e unità.
Libertà da, libertà per…
San Paolo ci ricorda che siamo stati chiamati alla libertà (Gal 5,13). Essa è una vocazione a cui rispondere, che porta al cuore della vita cristiana e indica il modo di viverla.
La vera libertà – ci dice Paolo – è staccarsi dall’egoismo che porta a gestire la vita solo in riferimento a sé, per l’autoconsumo, a scapito di tutto e di tutti: tutto diventa pretesto per soddisfare “la carne”, termine con cui Paolo chiama lo stile egoistico di vivere.
L’autentica libertà invece indirizza a una vita improntata al bene, al dono di sé, alla dimensione più profonda di noi: quella dello spirito.
Paolo ne parla in termini di “passaggio”: lasciare la strada delle passioni egoistiche e prendere quella delle passioni altruistiche, fare la “scelta per” avere il cuore grande, aperto alle idealità di bene sempre più in sintonia con il progetto di Dio. Da qui la sua esortazione: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne … Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 6,16-25).
Abbiamo il potere della libertà, che nessuno ci può togliere totalmente. Possiamo sempre conservarla nel nostro intimo e diventa il motore delle nostre scelte di coscienza, anche quando queste sono impedite. Solo noi possiamo decidere sulle nostre fondamentali decisioni.
Parlando del campo di Westerbork in cui venivano ammassati i profughi in attesa di essere deportati nei lager, Elly Hillesum fa una riflessione sulla libertà: «Immaginerete la ressa su quel mezzo chilometro quadrato. Infatti, non tutti sono come quell’uomo che aveva riempito il suo zaino ed era spontaneamente partito con un convoglio, e alla domanda “Perché?” aveva risposto di voler essere libero di partire quando piaceva a lui. Mi aveva fatto pensare a qual giudice romano che aveva detto a un martire: «Sai che io ho il potere di ucciderti?», al che il martire aveva risposto: «Ma sai che io ho il potere di essere ucciso?». Richiama la frase di Gesù: «Da me stesso offro la mia vita (Gv 10,18). La sana libertà ci porta nella dimensione dell’offerta di noi stessi per amore.