Il dono della vita

da | 6 Giugno 2022 | Spiritualità nel quotidiano

La vita è il dono più grande,
estesa in tutto il creato.

Ne è l’espressione più articolata,
ricca di valori alti.

Va accolta e promossa

La vita è il dono ‘primo’ di cui godiamo, gli altri seguono. Non è frutto nostro, tanto meno merito. È puro regalo che ci troviamo consegnato e di cui prendiamo lentamente consapevolezza. È germe vitale acceso da un incontro di persone che l’hanno desiderata, voluta, cercata, attesa: risultato dell’amore consapevole, sponsale. Può anche essere conseguenza di un “incidente di percorso”, a volte traumatico, tuttavia, nella fede e con coraggio, accolto.
La cogliamo come realtà carica di mistero. Davanti a una vita che si affaccia a questo mondo ci si intenerisce. La scienza dice che la pupilla fissata sul neonato si dilata per effetto dell’emozione provata. La vita emoziona!

La vita dopo il parto

A servizio della vita

Il “nato da donna” è la creatura più indifesa. Domanda continue cure che si prolungano negli anni e coinvolgono molteplici agenti. Tanto piccola, tanto esigente, di sua natura chiamata a un progressivo cammino di maturazione verso l’autonomia che l’apre all’assunzione di responsabilità e al dono di sé. È bello pensare al tessuto sociale che si snoda a servizio della persona e che pone una particolare cura verso quella più fragile e bisognosa.
Fin dalle prime pagine della Bibbia troviamo il riferimento alla vita che sboccia in seno alla coppia. Il «siate fecondi e moltiplicatevi» (Gn 1,28) segna la traiettoria data da Dio a Adamo e Eva, e tutto consegue alla consegna data loro: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gn 2,24). Caino e Abele sono il volto del primo amore umano. Tutto è al loro servizio, ma si trovano anche dentro le fatiche della vita, avvolti dalle contraddizioni delle passioni. E la vita ben presto è stata attraversata dal dramma della violenza, dal sangue versato. Di fronte alla morte di Abele, Dio è intervenuto in modo deciso per dire che la vita va rispettata. Ha lanciato a Caino il «Sii maledetto» (Gn 4,11), quale monito in perpetuo all’uomo.

Le mani sulla vita

Dio ha visto lungo, dopo il cedimento di Adamo e Eva a satana velato nel serpente tentatore: il pericolo che stendano la mano e prendano dell’albero della vita, ne mangino e vivano per sempre (cf. Gn 3,22). Il desiderio di mettere le mani sulla vita è sempre stato coltivato, in bene e in male.
Il “prendersi cura” della salute è una sana attenzione, ma “il manipolare” la struttura fondamentale dell’essere umano diventa tentazione di potere sulla vita. E questo è trasbordante.
L’attuale ricerca medica è giunta a uno sviluppo inatteso e ha sollevato diverse problematiche di carattere etico. Mai come oggi la bioetica si trova a indagare sui confini della ricerca scientifica sulla vita. È tutto lecito nella sperimentazione e nella legislazione? Il primato è della libertà della ricerca, senza tenere in considerazione della moralità? Quali i confini da rispettare, per non incorrere in avventure disumanizzanti? La persona va rispettata sempre e comunque, dal suo avvio naturale alla sua morte non provocata? L’individuo è libero di fare le scelte in autonomia?
Conosciamo il dibattito in corso da tempo e le scelte già fatte da molte legislazioni. Il rischio è di mettere al primo posto spinte – spesso “desideri” – personali e collettivi, ritenuti primari rispetto a valutazioni di più ampio respiro, che fanno riferimento a valori umani condivisi e ritenuti invalicabili.
Ci sono dei principi che non sono relegabili all’ambito del credere, ma che sono innestati nella coscienza morale naturale. Il primo è certamente il rispetto nei confronti della vita in tutte le fasi in cui essa si manifesta e si snoda. Se viene misconosciuto, viene compromesso un pilastro fondamentale del modo di concepire e definire la persona. Risulta discutibile, se non arbitrario, che la legislazione intacchi un dato di natura e innesti nelle decisioni individuali una libertà che penalizza il bene comune.
Certamente ci sono situazioni che rendono la vita difficile, anche drammatica, ma non per questo si deve scegliere la scorciatoia che la elimina.

«La vita è difficile, ma ciò non è grave. La vita è bella». Sono parole che Etty Hillesum ha scritto in tempi difficili, in cui la vita era condizionata da meccanismi diabolici di distruzione. Della sua vita Etty è riuscita a fare un’opera d’arte accoccolandosi in un angolino e ascoltando quello che aveva dentro per prendere contatto con quel frammento di eternità in cui «tutto avviene secondo un ritmo più profondo che si dovrebbe insegnare ad ascoltare, è la cosa più importante che si può imparare in questa vita» (Floriana Naldì).

Argomenti: Vita
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