“Il Figlio unigenito che viene dal Padre”,
Gesù, è l’icona del Padre.
In lui riconosciamo il volto del nostro Dio,
che è amore donato a tutti,
offerto senza condizioni.
L’anelito di chi crede è di poter vedere Dio, carpirne il volto, penetrare nel suo mistero. Mosè stesso l’ha chiesto, sul monte, come grazia: “Mostrami il tuo volto”. Ma Dio gli ha detto che non è possibile e gli ha fatto solamente intravvedere la sua realtà divina ‘di spalle’ (Es 33,18-23).
Noi abbiamo la grazia di puntare lo sguardo su Gesù, il “Figlio unigenito che viene dal Padre” (Gv 1,14), la sua icona. Gesù stesso ha detto: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9). Ha sempre rivendicato la sua venuta dal Padre, la sua identificazione con Lui (Gv 10,30) e la missione di renderlo presente in questo mondo.
Tutto inizia con la sua nascita. Sul Bimbo di Maria siamo chiamati a puntare lo sguardo. Gli evangelisti, forti della pienezza dell’evento storico e misterico di Gesù, gli hanno dato un contorno carico di cielo: luce, angeli, canti, prostrazione dei pastori e dei Magi. Da qui, e con la familiarità nell’accostare i Vangeli, veniamo a scoprire la vera identità di Gesù, che ci rimanda al mistero del Padre dei cieli. In Gesù vediamo il volto di Dio, non tanto fisicamente ma nel suo agire. È il volto dell’amore misericordioso, della dedizione alla causa dell’uomo, della passione per ciò che è vero e giusto, che porta a salvezza.
Natale è la festa della provocazione: ti mette di fronte a un Bimbo fragile in cui si racchiude il mistero di Dio e il suo progetto in favore dell’umanità. Natale e Pasqua sono i due poli che unificano un’esistenza straordinaria segnata dallo svelamento del volto di Dio. Gesù è venuto per narrare e manifestare l’amore del Padre, esserne il testimone. Egli è veramente il Suo volto.