L’azione della Grazia

da | 15 Giugno 2022 | Spiritualità dehoniana

L’azione di Dio nell’intimo delle persone – la sua grazia – ha un’efficacia imprevedibile, che sovente trasforma radicalmente la vita.
Porsi in atteggiamento di contemplazione di fronte al mistero di Cristo nell’icona del costato aperto, diventa momento di grazia che porta a scoprire la potenza trasformante dell’amore.

Nell’introduzione del libro Contemplare il Cuore di Cristo (EDB 2001), l’autore Daniel Dideberg scrive che «scoprire il cuore di Cristo e contemplarlo è una grazia da chiedere e ricevere: non si tratta di forzare le cose, né di imporre qualcosa in una materia al centro della quale vi è l’amore». Ricorda che nel corso di numerosi ritiri che ha guidato, è stato testimone silenzioso e stupito dell’azione della grazia divina nel cuore umano, e riporta una delle testimonianze ricevute.

La lettura aiuta a cogliere l’azione della grazia nell’intimo delle persone. Ne consegue un radicale cambiamento in positivo, che permette di rimediare a situazioni problematiche.

il sacro cuore indica il centro di tutto

«Tu mi hai sedotto, Signore, e mi sono lasciato sedurre. Vicino al cuore di Gesù, dopo un periodo difficile e tormentato della mia vita, ho trovato la guarigione. Ero sull’orlo della disperazione, davanti a un buco nero che mi attirava, quando, aiutato dalla preghiera e dall’affettuosa presenza di altre persone, ho chiesto a Gesù la guarigione. Contemplandolo sulla sua croce, un giorno ho fatto l’esperienza quasi fisica che l’acqua che colava dal costato del Signore veniva sopra di me, mi inondava e mi guariva da ogni ferita. La vedevo, la sentivo come un torrente che trascinava con sé tutto il veleno infetto e la lordura del peccato. Dopo alcuni anni, questa esperienza rimane in me così forte come se accadesse oggi.

Da quel giorno, ho ricominciato a sperare. Ma non era finito. Ho fatto l’esperienza di preghiera degli Esercizi di sant’Ignazio. Vi ho scoperto che il luogo della mia guarigione era anche il luogo del perdono e che vicino al cuore aperto di Cristo, mi era concesso di perdonare concretamente e l’ho dimostrato con le azioni a coloro che mi avevano ferito. In ogni momento difficile guardavo Gesù e il suo costato aperto, e mi sembrava che egli mi chiedesse di raccogliere e bere l’acqua e il sangue che colavano dal suo costato. A partire da allora, l’adorazione eucaristica è divenuta per me una necessità. Dopo questo cammino, decidevo di fare l’offerta della mia vita a Gesù, al suo cuore, chiedendogli di trovare riposo vicino a lui, ma anche di poter fare del mio cuore il luogo del suo riposo.

A Paray-le-Monial, durante un’adorazione notturna, l’amore di Gesù, come un fuoco, come un torrente, mi trascinò. Ero sommerso dal suo amore, conquistato, e facevo l’esperienza che l’acqua ma anche il sangue, colando dal suo costato, mi invadevano, mi sommergevano, mi trascinavano. La mia natura inquieta era sempre là, ma ogni difficoltà, ogni preoccupazione era per me l’occasione per mettere tutto nel cuore di Gesù e andare avanti.

Ed ecco che Gesù interviene di nuovo nella mia vita. Mi ha concesso, come a Giovanni, non soltanto di riposare sul suo cuore, ma di far sì che il suo cuore prenda il posto del mio, cioè che diventi il mio. “Porremo dentro di lui la nostra dimora”. È un’esperienza fortissima e profondamente pacificante. Scoprire attraverso il cuore aperto di Gesù che là è il luogo del mio riposo, della mia vita, la sorgente di ogni mia azione. Egli ha detto: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime».

Vicino al cuore aperto di Gesù mi è stata data una vera fecondità spirituale, la sola che possiamo domandare e ricevere da lui per pura grazia. Bere al costato di Cristo e riposare in lui, lasciargli prendere dimora in noi. Il suo cuore, il mio cuore.

«Prendi e ricevi, Signore, tutta la mia libertà».

«Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami…».

Questa testimonianza comunica come la grazia del Signore possa ‘toccare’ in profondità e dare una tonalità inattesa alla vita. Il costato aperto e il cuore trafitto di Cristo rimangono punto di attrazione e di trasformazione. Non per nulla l’evangelista Giovanni commenta il fatto del colpo di lancia a Gesù morto in croce citando il profeta Zaccaria: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Zc 12,10). E Gesù stesso, prevedendo quanto gli sarebbe accaduto, ha profetizzato: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Egli rimane un punto di attrazione universale fortissimo, perché trasmette una carica di donazione inattesa: il donare la vita e darla “in abbondanza” (Gv 10,10) nella maniera espressa sulla croce. Chi guarda il Crocifisso difficilmente rimane indifferente. Il solo sguardo diventa momento di grazia, e la grazia tocca e trasforma, la vita è rinnovata, le cose si percepiscono in modo nuovo, nella luce del mistero dell’amore di Dio manifestato in modo pieno in Cristo.

Argomenti: Cuore
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