“E’ sempre una scelta
aver cura del nostro sguardo,
decidere da che parte
e con quale attenzione puntare gli occhi
avendo fede abbastanza
da lasciare che la vita ci guidi.
E il meglio, ormai l’ho imparato,
sta nelle piccole cose,
nei piccoli segni,
nei piccoli miracoli
che ognuno di noi sa fare”.
fra Giorgio Bonati
Nevica.
Anche se starei delle ore a guardare la neve e la pioggia cadere, magari con una tazza di thè o tisana fumante tra le mani, non ho mai apprezzato troppo l’autunno e l’inverno. Sarà per il freddo: lo sopporto mal volentieri.
La mia stagione preferita è la primavera, quando posso tornare a sdraiarmi nei prati e godermi, con tutti i sensi all’erta, i suoni, i profumi, i colori della vita che si risveglia e quel tepore, che precede il caldo dell’estate.
Ciononostante, non posso non pensare all’autunno come ad una stagione magica, per via dei meravigliosi colori che ci regala nello spettacolo del “foliage”, il cambio “d’abito” degli alberi, che diventano tavolozze accese, dal giallo all’arancione, dal rosso vermiglio, fino ad arrivare al viola.
Lo stesso V. Van Gogh scriveva: “Finché ci sarà l’autunno, non avrò abbastanza mani, abbastanza tele e colori per dipingere la bellezza che vedo”.
Quanto all’inverno. Gli alberi sono spogli, gli animali in letargo, la vita coperta da ghiaccio, nebbia e freddo. Tutto sembra spento, morto.
Sembra, ma non lo è. Mi ci ha fatto riflettere qualche giorno fa, mentre mi raccontava della sua attività, un’amica che produce e vende farina.
Non avevo idea che alcuni tipi di frumento venissero seminati in inverno!
In autunno la terra viene sbriciolata, arata, concimata, preparata per accogliere i chicchi di grano e, strano, ma vero, è proprio in inverno che il campo si riempie di piantine di un verde tenue, tutte ben allineate! Nate da poco, sembrano deboli e indifese, eppure resistono alle piogge, al gelo e persino alla neve, per poi innalzarsi in primavera e trasformarsi in spighe, che solo in estate diverranno colore dell’oro, prima di essere mietute.
La vita non cessa mai di essere vita, nonostante tutto quanto si trova ad affrontare.
Viviamo le stagioni come belle o brutte, eppure ogni stagione ha la sua bellezza, anche quelle che di primo acchito non ci piacciono.
Basta avere uno sguardo attento per coglierla e un cuore pronto a lasciarsi stupire, meravigliare.
Così è anche per la vita.
Stiamo vivendo una “stagione”, quella del Covid-19, che non piace a nessuno, di cui faremmo volentieri a meno, ma forse si tratta di saper guardare alla quotidianità con occhi diversi o di imparare a focalizzarsi sulle “piccole cose belle, che fanno bella la nostra vita”, come diceva la canzone vincitrice del 51° Zecchino d’Oro del 2008.
Forse si tratta di imparare a viverla questa stagione, e non subirla, di farne un’occasione per metterci in movimento, per rispondere a quanto viene con creatività.
Forse si tratta di avere uno sguardo generativo e, come direbbe Chiara Giaccardi, di “lucidare i nostri occhi all’inizio di ogni giorno nuovo, ripulendoli da pretese, rassegnazione, abitudini stanche, perché siano trasparenti alla bellezza che ci verrà incontro sorprendendoci”.
“E’ cieco chi guarda solo con gli occhi” recita un proverbio africano, che mi rimanda immediatamente alle parole della Volpe al Piccolo Principe: “Non si vede bene che col cuore”. Come a dire che siamo invitati ad essere aperti all’invisibile, perché ciò che possiamo vedere va oltre ciò che possiamo guardare.
Da piccola, negli scout, mi hanno insegnato a cimentarmi in un gioco quotidiano: si tratta di saper “trovare il 5% di buono che c’è almeno in ogni persona e in ogni situazione e farlo crescere”. E io aggiungo: ringraziare per quanto abbiamo saputo scorgere di bello!
La gratitudine sgorga da un cuore attento e allarga lo sguardo, ci rende pronti a ricevere, ricchi. Povero è chi non trova niente per cui ringraziare.
E allora, in questo tempo difficile che ci è dato di vivere, giochiamo il gioco!
Godiamo di un bacio al risveglio, di un abbraccio di nostro figlio che ci saluta prima di andare a scuola, di un sorriso degli occhi che qualcuno ci dona dietro la mascherina, del tempo regalatoci da chi si ferma ad ascoltare i nostri problemi, offrendoci una parola buona, del gesto gentile di chi, precedendoci, ci apre la porta, di una telefonata o un incontro inaspettati, di una poesia o un articolo in cui ci siamo imbattuti e ci ha trasmesso bellezza e speranza, di qualsiasi cosa bella che ha illuminato il nostro giorno e ha reso il buio che ci circonda meno buio.
Apriamo gli occhi sul mondo ogni giorno con il desiderio di guardare e gustare ogni piccolo miracolo e prepariamoci a dire “grazie” per ciò che c’è, per esserci!