ll simbolismo del CUORE nella BIBBIA

da | 11 Giugno 2020 | Oggi nella Chiesa

Articolo di Andrea Tessarolo sci

«Nessuno ha mai visto Dio» (Gv 1,18). Nessuno è capace di comprenderlo e di esprimerlo. Tuttavia Dio stesso ha preso l’inizia­tiva di rivelarsi al suo popolo con segni e eventi. Da allora l’uomo, che vive di fede, non teme di parlare di Dio come di una persona con un volto, uno spirito, un cuore.
Gli autori sacri ci fanno capire che, percorrendo la via del cuore, possiamo meglio comprendere qualcosa del mistero di Dio, per vivere con più fiducia nel suo amore.
Scorrendo i testi della Scrittura costatiamo una presenza straordinariamente ricca del termine «cuore», tanto che prima di parlare di una spiritualità del cuore di Cristo, credo si dovrebbe parlare di una spiritualità biblica del cuore. Studiare la parola «cuore» nella Bibbia è, per noi, come entrare in un altro mondo, differente dal nostro.
Rimaniamo anzitutto stupiti della frequenza con cui è usato il termine «cuore»: quasi mille volte.
In certi casi la parola «cuore» è usata nel senso proprio e letterale per indicare l’organo fisico del cuore che ci batte in petto: secondo un calcolo approssimativo, il termine «cuore», per indicare la realtà biologica, è usato nel 20% dei casi.
Abitualmente, ossia nel 80% dei casi, la parola «cuore» è usata in senso metaforico o simbolico, per indicare non il cuore fisico ma altre realtà.

Il cuore per «conoscere »
Alla domanda: «Perché Dio ci ha dato un cuore?» tutti noi risponderemmo: «Dio ci ha dato un cuore per amare».

L’uomo biblico, al contrario, risponde: «Dio ci ha dato un cuore per conoscere, per pensare» (Sir 17,7 ebr.). E il Deuteronomio spiega: «Il Signore non vi ha dato un cuore per comprendere, … occhi per vedere, … orecchi per udire?» (cf. Dt 29,3).
Dunque un significato simbolico primario della parola «cuore» nella Bibbia è quello di «pensare, conoscere, comprendere, sapere… » con tutti gli addentellati connessi a queste categorie. Molto frequenti sono le espressioni: «i pensieri del cuore; i consigli del cuore; i disegni, i progetti del cuore, le vie del cuore» ecc.
Questo uso simbolico della parola «cuore » è molto frequente anche nel Nuovo Testamento.
Ad esempio, Marco (2,6ss) parlando della guarigione del paralitico, scrive: “Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia!» … Gesù … disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori?… »”.
Così nell’episodio dei discepoli di Emmaus Gesù dice: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!” (Lc 24,25).
Ossia: cuori senza intelligenza, cuori lenti nella fede… Legato al simbolismo del «cuore-conoscere» è veramente centrale nella Bibbia il tema della conoscenza, non una conoscenza teorica, di una dottrina astratta, ma una conoscenza di vita, come l’u­nione sessuale fra Adamo ed Eva, come l’ unione fra Dio e il suo popolo nella fedeltà all’alleanza, dunque una conoscenza vitale, esi­stenziale del Dio vivente, riconosciuto come l’Unico ammettendo che Dio è tutto, mentre gli idoli sono un nulla.
«Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore… Non dovranno più istruirsi gli uni agli altri, perché tutti mi riconosceranno,… dice il Signore». (Ger 31,33-34).
«Ciò che è soave è lo sguardo – commenta Simone Weil – ciò che conta è saper volgere lo sguardo». Questo il significato anche della nota implorazione del salmista: «Insegnaci (o Signore) a contare i nostri giorni – e giungeremo alla sapienza del cuore». (Sal 90,12).

Cuore e «memoria»
Un altro significato simbolico della parola «cuore» è quello del ricordo. Anche il latino «recordor» e l’italiano «ricordare» hanno la loro origine dalla parola «cuore»: è un ritornare al cuore. In francese, imparare a memoria si dice «apprendre par coeur». Sono delle testimonianze lessicali del legame che esiste fra cuore e memoria , legame molto frequente nelle lingue antiche.
I testi biblici nei quali incontriamo questo simbolismo, molto spesso, hanno un riferimento immediato alla vita di fede del credente. L’adesione di fede non deve essere qualcosa di superficiale e caduco. Le parole dell’alleanza devono essere scolpite nel cuore del credente e conservate nel cuore come un tesoro. Solo a questa condi­zione diventano alimento per la vita di fede, argomento frequente di preghiera, fondamento della speranza…
Nel Nuovo Testamento , coloro che ascoltano le meraviglie operate da Dio per la nascita di Giovanni Battista, le serbano «nel loro cuore» (Lc 1,66). Così è di Maria riguardo a Gesù: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Notiamo, di passaggio, che per valutare l’importanza rilevante che ha la memoria nella tradizione biblica, basta pensare al memoriale della pasqua nell’AT e al memoriale dell’eucaristia nel NT.

Cuore e «sentimenti»
Un terzo significato simbolico della parola «cuore» è in riferi­mento ai sentimenti interiori dell’uomo. È un ventaglio molto vasto: riguarda la gioia e la sofferenza; il bene e il male; la fiducia e la di­sperazione; il desiderio e la paura; l’ amore e l’odio… I testi sono innumerevoli.
Centrale, nella rivelazione del Dio biblico e nei rapporti fra Dio e il suo popolo, è l’amore. È comprensibile e spontaneo che sia fortemente collegato al simbolismo del «cuore». Testo classico al riguardo è lo «Shema Israel» (cf. Dt 6,4 ss), ricordato con insistenza da Gesù nel Nuovo Testamento (cf. Mt 22,37; Gv 13,34-35): «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima , con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli… Te li legherai alla mano come un segno… » (Dt 6,4-8).

«Cuore-persona»
Spesso nella Bibbia il termine «cuore» è usato come simbolo della stessa persona, vista nella sua totalità, tanto che in certi casi si può sostituire la parola «cuore» con il soggetto o la persona di cui si parla. Ad esempio è indifferente leggere : «Il mio cuore esulta nel Signore» (I Sam 2,1) e «Io esulto nel Signore». Il significato è identico; ma con questa particolarità: quando si usa la parola «cuore» si vuol sottolineare l’interiorità della persona, quindi i suoi aspetti più segreti: i pensieri, i sentimenti, gli atteggia­menti intimi, i desideri, i progetti nascosti, ecc.
Nessuno potrà dunque affermare di conoscere una persona, fin­ché non avrà conosciuto il suo cuore. Da qui l’affermazione che si riscontra tante volte nella Bibbia: solo Dio è in grado di conoscere il cuore dell’uomo.
In questa prospettiva, che vede il «cuore» come «interiorità della persona », si parla anche del «cuore delle cose», del «cuore del mon­do» ecc.; tutte espressioni per sottolineare l’interiorità, la profondi­tà delle realtà di cui si parla, con una tale intensità e ricchezza di toni che sarebbe difficile esprimere altrimenti con più efficacia.

Il simbolismo del cuore e la vita spirituale secondo la Bibbia.

Nella nostra esposizione abbiamo già segnalato, di passaggio, alcune implicazioni che il simbolismo biblico del cuore potrebbe avere in rapporto alla vita spirituale. Tuttavia, se riflettiamo più a fondo, scorgiamo, nel simbolismo biblico del cuore, la possibilità della presentazione quasi completa della vita spirituale, scoprendo le diverse tappe del cammino verso la perfezione della carità.

Punto di partenza: il cuore
La nozione di «cuore» appartiene alle prime esperienze della vi­ta umana. Ognuno di noi lo sente palpitare nel suo petto; ognuno di noi sa che cosa vuol dire: avere il cuore pieno di gioia o di tristezza; essere ferito nel cuore; avere il cuore straziato, donare il proprio cuore ecc. Ognuno di noi comprende immediatamente le parole di Gesù nel Vangelo: «Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34).
Il cuore secondo la Bibbia non è solo un’immagine letteraria suggestiva della «conoscenza» o dei «sentimenti interiori» dell’uo­mo; ma tutto ciò che è nell’uomo si ripercuote nel suo cuore. Il cuore è il ” luogo” ove si concentra tutto il nostro essere: è la parte interiore di noi stessi, donde si originano le nostre decisioni ultime e dove sono conservate le nostre esperienze decisive. Il mio cuore è dove sono di più me stesso, con il mio nome e la mia storia personali.
Il cuore, secondo la Bibbia, è la fonte stessa di tutto ciò che l’uomo è, decide di essere o di fare. Se il suo cuore è buono, tutto è buono in lui; se il suo cuore è malvagio, tutto in lui è cattivo: «Dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omici­di, adultèri, cupidigie,… » (Mc 7,21). Ma è anche dal cuore dell’uomo che, secondo la Bibbia, nasce la ricerca di Dio: «Di te ha detto il mio cuore: “cercate il suo volto”: il tuo volto, Signore , io cerco» (Sal 27,8); dal cuore nasce l’ascolto della parola di Dio e il proposito del­ la conversione interiore: «Che queste parole… ti siano fisse nel cuore (Dt 6,6); «Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio… » (Gl 2,13); infine nasce l’obbedienza della fede e la fedeltà dell’amore: «Se … crederai con il cuore che Dio lo ha risuscitato (Gesù) dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia … » (Rm 10,9-10). Dunque per tutto ciò che l’uomo è o si propone di essere, nella sua vita personale o sociale, come pu­re nella sua vita spirituale, bisogna partire dal cuore.

Un cuore vero: ecco ciò che conta
La verità di un individuo è il suo cuore. Se il suo cuore è nella verità, tutto è vero, tutto è amore in lui. Disgraziatamente le qualità del cuore, che sono le radici profonde di una persona, possono essere manifestate solo da gesti e da parole: ma possono essere anche dissimulate o nascoste … Siamo quindi sempre nella possibilità di ingannarci o di… essere ingannati sulla verità del prossimo … potendo noi scorgere solo le apparenze: «L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore» (I Sam 16,7). Nulla può sottrarsi al suo sguar­do, che «scruta i cuori» (cf. I Re 8,39 ; Sal 7,10).
Ogni religione conosce da sempre la tentazione o l’illusione della pietà che moltiplica le pratiche rituali, senza impegnare la vita. È il rimprovero di quasi tutti i profeti contro il culto ipocrita del tempio. È il ritornello, ripetuto spesso nell’Antico e Nuovo Testamento: «Questo popolo mi onora con le labbra; ma il suo cuore è lontano da me» (Is 29,13; Mc 7,6).
Il simbolismo del cuore sottolinea dunque con forza che una vita spirituale è vera , autentica solo se c’è coerenza fra preghiera e scelte di vita, fra il nostro cuore e il cuore di Dio: «Camminerò con cuore integro … Chi ha occhi altezzosi e cuore superbo non lo potrò sopportare… » (Sal 101,2.4.5). Si tratta della «verità » con se stessi, della verità nei nostri gesti e nelle nostre parole con colui che si defini­sce scrutatore dei reni e dei cuori, Dio (cf. Sal 7,10).
Una persona ama veramente Dio se l’amore che esprime con le labbra le arde veramente in cuore. Una preghiera di lode a Dio è vera e gradita a Dio unicamente se scaturisce dal cuore e esprime dei sentimenti veri del cuore.

La conversione: circoncisione del «cuore»
Il cuore dell’uomo non può conservarsi neutrale di fronte al bene o al male. Un passo molto conosciuto della Genesi, in rapporto al castigo del diluvio, descrive, usando il simbolismo del cuore, sia la malvagità radicale dell’uomo sulla terra, sia il pentimento (si potreb­be dire lo smarrimento) di Dio, costatando che l’uomo, da lui creato, è incapace di fedeltà e di amore:
Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male (Gen 6,5).
Dunque il nostro cuore, che riassume ed esprime il mistero dell’uomo, se si lascia dominare dall’egoismo, diventa un mistero di malvagità. Ma, detto questo, subito il testo di Gen 6,6 continua così: «Il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo». Che cosa vuol dire? Che anche Dio ha un cuore? Sì, secondo la Bibbia, benché puro spirito, Dio ha un cuore.
Riferito a Dio, evidentemente il termine cuore non esprime una realtà fisiologica, ma riassume ed esprime il mistero più profondo del suo essere: un mistero che viene descritto come un cuore che è colpito da stupore e da sofferenza al vedere la malvagità dell’uomo, e quindi in qualche modo il fallimento del suo progetto creativo proprio nel cuore stesso della creazione.

In Osea troviamo un altro brano nel quale non solo si parla del cuore di Dio per indicare il suo mistero profondo (è messo in parallelo con «il suo intimo»), ma addirittura si ricorre al simbolismo del cuore proprio in un contesto che è inteso ad affermare la assoluta al­terità di Dio nei confronti dell’uomo: il Dio dell’alleanza ricorda quanto è stato grande l’amore che egli ha avuto per il suo popolo: eppure ne è ripagato con ingratitudine e infedeltà. Verrebbe spontaneo, all’ uomo, reagire castigando una così indegna infedeltà . Ma come potrebbe , lui che è Dio, lasciarsi vincere dallo spirito di vendet­ta? E il testo continua: «Il mio cuore si commuove dentro di me; il mio intimo freme di compassione.. . Non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te» (Os 11,8-9).
I due brani (Gen 6 e Os 11) ci dicono allora che anche Dio ha un cuore, che è il mistero più profondo del suo essere, ed è un mistero d’amore. Ma ci dicono anche quanto grave sia il male del peccato che è nel peccato dell’uomo , se Dio stesso ne è come «addolorato in cuor suo» e «nel suo intimo» giunge a «fremere di compassione». Questa realtà, tanto drammatica, viene ricordata spesso nella Bibbia. L’egoismo, il male, il peccato sono come «radicati» nel cuo­re dell’uomo; e solo attraverso un cambiamento radicale, ossia at­traverso la conversione del cuore, è possibile ritornare a un rapporto col Signore veramente «corretto» e a lui «gradito». Il cambiamento , cioè, deve riguardare il cuore: «Laceratevi il cuore e non le vesti» (Gl 2,13).
Si parla anche di circoncisione del cuore: immagine strana , in­ventata dal profeta Geremia (cf. 4,4; 9,25), passata poi nel Deuteronomio (cf. 10,16; 30,6) e anche nel NT (soprattutto Rm 2,29), per indicare l’esigenza di un culto vero, di un amore autentico.
E siccome è impossibile sottrarsi completamente alla potenza del peccato, ciò che Dio attende da noi è «un cuore contrito e umiliato».

Esigenza di totalità: «Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore» (Dt 6,5)
Una vita spirituale, descritta attraverso il simbolismo del cuore, nella Bibbia è profondamente caratterizzata da un’esigenza di pie­nezza, di totalità.
Malgrado la coscienza molto sentita della nostra debolezza di fronte al peccato, che è presente in tutta la rivelazione, molto netto è anche il comandamento di amare Dio e di servirlo, come spesso si legge nel Deuteronomio: «con tutto il cuore, con tut­ta l’anima, con tutte le forze» (Dt 6,5;10,12;11,13;13,3;30,6 ecc.).
Il famoso «Shema Israel»: «Ascolta Israele» del Deuteronomio è un testo fondamentale anche per il simbolismo del cuore: «Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu ame­rai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli … Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi… » (Dt 6,4-8).
Dio, l’Unico, non può accontentarsi di un amore qualsiasi. Bisogna amarlo con un amore vero, di vero cuore, con tutto il nostro cuore: dunque con un amore totale e fedele.

Invocazione e annuncio di un cuore nuovo
Riflettendo su simili testi, molto spontaneamente ci si domanda: ma l’uomo, lasciato a se stesso, è capace di un tale amore? Riesce ad amare Dio «con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze»? Non si tratta forse di un’ utopia?
Da sempre l’uomo promette a Dio di amarlo con tutto il cuore: nelle sue preghiere; in occasione di grandi solennità… Si parla anche di una «professione pubblica» di vita perfetta, di «una vita consacra­ta con un amore indiviso».
Ma l’esperienza universale, di tutti gli uomini, in tutti i secoli, non fa che ripetere: l’uomo, abbandonato a se stesso, non è capace di amare Dio «con tutto il cuore… », di un amore totale; soprattutto non è capace di donare a Dio un amore veramente fedele. E allora? La Bibbia registra tre atteggiamenti diversi in risposta a questa do­manda.
Anzitutto l’empio …
L’arrogante non si interroga, non cerca nulla: «Dio non se ne cura: Dio non esiste»; questo è il suo pensiero (Sal 10,4).
Per lui il problema non esiste, perché è incapace di vedere Dio nella storia. Nessuna responsabilità né nel bene né nel male ; niente peccato: la coscienza del peccato non è un problema per lui. La stessa affermazione, espressa esplicitamente col simbolismo del cuore, si legge nei salmi 14 e 53: «Lo stolto pensa nel suo cuore: ” Non c’è Dio “»
Nel cuore del credente …
La constatazione che l’uomo promette di amare Dio «con tutto il cuore» e poi è tanto debole, tanto infedele … , suscita il bisogno dell’umile preghiera, sostenuta da una grande fiducia: essa è implorazione perché Dio stesso intervenga a cambiare il nostro cuore (siamo sempre nel simbolismo del cuore): «Ecco nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore … Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo … poiché non gradisci il sacrificio … Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi » (Sal 51,7-8.12.18.19).
Nella coscienza del profeta …
La constatazione che l’uomo promette di amare Dio ma poi non mantiene, diventa promessa e profezia di un cuore nuovo. Rileviamo che l’invito al cambiamento del cuore è rivolto dap­prima da Dio all’uomo: «Circoncidete … il vostro cuore ostinato…» (Dt 10,16), «Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo» (Ez 18,31). Impresa impossibile all’uomo. Interviene allora direttamente Iddio:
«Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore… » (Dt 30,6). «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati. Vi darò un cuore nuovo , metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne … Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio » (Ez 36,24-26.28).
L’uomo ha, nel petto, un cuore che batte regolarmente; esso non è solo una bella macchina che funziona alla perfezione, è anche un cuore che ama. L’uomo è capace di amore, ma è anche tentato al male. Può avere un cuore duro, di pietra, chiuso nell’egoismo, oppure un cuore buono, aperto all’amore. Il profeta Ezechiele (e anche il Deuteronomio) annuncia che Dio stesso allora verrà e col do­no del suo Spirito leverà dal nostro petto il cuore di pietra, chiuso nel suo egoismo, e ci donerà un cuore nuovo, un cuore capace veramente di amare. Questo annuncio profetico illumina da allora il cammino dell’umanità. I tempi messianici saranno caratterizzati da un’effusione straordinaria dello Spirito su tutti gli uomini, per comunicare loro un cuore nuovo, annunciato dai profeti.

La spiritualità biblica nel cuore del Nuovo Testamento

Le implicazioni morali e spirituali del simbolismo del cuore, rile­vate nell’AT sono presenti anche nel NT. Anche secondo i Vangeli il cuore è considerato come la fonte di tutto ciò che è nell’uomo (cf. Mc 7,21-23) e «la bocca parla della pienezza del cuore» (Mt 12,34).
Solo Dio conosce il cuore dell’uomo (cf. Rm 8,27) e, mediante il dono dello Spirito (cf. Rm 5,5), i nostri cuori sono liberati dalla legge del peccato (cf. Rm 8,3ss) e la vita secondo lo Spirito diventa pos­sibile ai credenti, caratterizzati da un cuore semplice, retto, puro, rinnovato dalla carità di Cristo.
Anzitutto il NT ci dice che un uomo, veramente, ha amato Dio come Dio si aspetta di essere amato, ossia «con tutto il cuore , con tutta l’anima, con tutte le forze». Questo uomo vero, che è an­che vero Dio, è Gesù di Nazaret. Interrogato da un fariseo: «Qual è il più grande comandamento della legge?», egli risponde: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente » (Mt 22,37). A dodici anni ricorda ai suoi genitori il primato di Dio, l’ unico, nella sua vita (cf. Lc 2,49). Nell’ultima cena dice ai suoi discepoli: «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Pa­dre» (Gv 14,31). «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Questo «amore più grande» Gesù l’ha vis­suto. Nessuno come lui ha tanto amato il suo Dio; nessuno come lui ha così amato il suo Dio. Perciò, Cristo dal cuore trafitto, e risuscitato dalla potenza di Dio, è l’uomo dal cuore nuovo.
L’amore di Cristo per il Padre suo copre tutto l’arco della sua esistenza terrena e comanda tutte le sue scelte, tutti i suoi atteggiamenti interiori. La dimensione fondamentale della sua spiritualità era un atteggiamento di oblazione totale nell’amore: oblatività e amore, oblazione d’amore .
Entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, … Allora ho detto: Ecco, io vengo … per fare o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5.7). Il salmo 40, dal quale questa citazione deriva, continua: «Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore» (Sal 40,9).
Spesso i profeti, come già abbiamo detto, hanno messo in guardia contro le pratiche rituali che non coinvolgono e impegnano il cuore. Solo un sacrificio «spirituale», vissuto a livello di cuore come preghiera e obbedienza e amore, può veramente santificare gli uomini. In effetti, la Lettera agli Ebrei conclude: «E per quella vo­lontà che noi siamo stati santificati, mediante l’oblazione del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10,10).
Ma il Cristo, l’uomo dal cuore nuovo, non è un solitario nel suo Regno. Con la sua oblazione è divenuto «spirito datore di vita» (I Cor 15,45) e la vita che lo Spirito del Padre ha effuso nel suo cuore è divenuta sorgente di vita dentro i nostri cuori (cf. Gv 4,14; 7,37-38). Cristo è dunque il primogenito di una moltitudine di fratelli ai quali partecipa la sua novità di vita e d’amore: la vita nello Spirito. Non solo ci invita a imitare gli atteggiamenti del suo cuore: «Mettetevi alla mia scuola, perché io sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29); ma lui stesso è presenza vivente e efficace, fra noi, dell’amore redentore del Padre un amore che ci rende uomini dal cuore nuovo (cf. II Cor 5,17; Ap 21,5).
I profeti avevano annunciato «un cuore nuovo» mediante il dono dello Spirito. Il NT descrive la realizzazione di questo annuncio ancora con il simbolismo del cuore. In realtà è nei nostri cuori che lo Spirito di Dio è effuso ed è in profondità, a livello del cuore, che si rinnova l’alleanza nell’amore.
I due discepoli, in cammino verso Emmaus, cominciano a riconoscere il loro Signore risuscitato fin da quando «ardeva il cuore in petto, mentre Gesù conversava e spiegava le Scritture» (cf. Lc 24,32).
San Paolo sviluppa in questo stesso senso la sua teologia della fede: «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», ossia, alla «professione della fede con la bocca» occorre aggiungere la fede del cuore per essere giustificati: «Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia» (Rm 10,8-10).
In effetti nei nostri cuori lo Spirito del Cristo crocifisso e risuscitato ispira i nostri atti di fede, di speranza, di amore: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
È dunque dall’intimo dei nostri cuori che possiamo «credere» ossia riconoscere Gesù come Figlio di Dio e chiamare Dio: «Abbà! Padre! » (Gal 4,6). Il medesimo e invisibile Spirito di Dio ispira contemporaneamente il cuore di Cristo e il nostro cuore; ce lo apre a Dio, perché lo amiamo come nostro Padre; ce lo apre anche agli altri, perché impariamo ad accoglierli e amarli come nostri fratelli. Per comprendere e accogliere ciò che lo Spirito esprime nei nostri cuori, dobbiamo coltivare un dialogo intimo e continuo con il cuore di Cristo.
Rinnovati individualmente, ognuno nel proprio cuore, ci scopriamo tutti vivificati dal medesimo Spirito, tutti dunque membra del corpo di Cristo, formando un solo corpo, uniti gli uni agli altri nella mistica della solidarietà: «Un cuore solo e un’anima sola», come si legge nel libro degli Atti (4,32), per essere nella chiesa e nella società proclamazione cordiale e attestazione profetica di un modo nuovo di vivere i rapporti umani; attestazione che la nuova solidarietà annunciata da Cristo, ossia la civiltà dell’amore, è possibile e già agisce nella storia. Così la spiritualità del cuore che attraversa tutta la Bibbia, e la spiritualità del cuore di Cristo diventano come una sintesi simbo­lica della nostra vita di fede e, nello stesso tempo, una sfida per la nostra vita cristiana.
Evidentemente si tratta di non fermarsi a metà strada; bisogna credere all’amore sino in fondo, come Cristo che «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1).
La nostra vita, come quella dell’antico Israele, è vuota di Dio se la si vive solo in superficie; è piena di Dio se a lui ci si unisce «con tutto il cuore». E perché tutto questo diventi possibile anche per noi, la nostra riflessione si trasforma in preghiera, come si legge nel­ la Lettera di Paolo agli Efesini: «Che (il Padre) vi conceda secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità siate in grado di conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza » e entrerete nella pienezza di Dio (3,14-19).

il sacro cuore indica il centro di tutto
Argomenti: Cuore | Gesù | Parola | Vangelo
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