8 Maggio 2024 Giovanni 16, 12-15

Giovanni Nicoli | 8 Maggio 2024

Giovanni 16, 12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Lo Spirito che il Figlio ci invia, è uno Spirito di verità: questo Spirito di verità noi siamo chiamati ad accogliere. Lo Spirito di verità viene per guidarci alla verità tutta intera una verità tutta intera che ha due facce e che ha allo stesso tempo due velocità. Sono due verità che non si contraddicono ma che manifestano le due facce della stessa medaglia.

La verità che lo Spirito è venuto a portare è Gesù Cristo, il Figlio del Padre che manifesta tutto quello che il Padre è e vuole. Dunque non è una novità come verità ma è una riconferma e una spiegazione. Una spiegazione affettiva, una spiegazione che nasce dall’accoglienza dello Spirito di amore che unico ci può fare comprendere in pienezza la verità del Cristo morto e risorto. Questa è la glorificazione del Figlio. La sua piena manifestazione e la sua piena comprensione, cosa che è possibile solo grazie al dono dello Spirito.

Ma quali sono le due facce di verità di questa medaglia che è il Cristo e che lo Spirito ci rivelano?

La prima è Cristo stesso: lo Spirito ci manifesta il Cristo nella sua pienezza e totalità e ci dona la capacità di comprenderlo e amarlo nella sua pienezza e totalità. Noi siamo abituati a prendere il Cristo a fettine, ad accoglierlo sono in parte, ad amarlo solo per quel tanto che ci va’.

Qui si apre la visione dell’altra faccia della medaglia del Cristo che è la nostra capacità di incarnarlo in noi, la nostra capacità di ascoltare lui parola e di metterlo in pratica.

Mi pare una cosa pacifica che noi riusciamo a vivere solo una parte del Cristo e del suo annuncio di salvezza. Una parte piccola o grande, poco importa, ciò che conta è che noi non riusciamo ad assolvere il comando del Cristo: siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli.

Ma anche questa nostra concretizzazione parziale della verità del Cristo fa parte della verità. Non è un essere falsi riconoscere la pienezza dell’amore del Cristo e poi viverne quella parte che noi riusciamo a mettere in contatto reale e vero con la nostra vita. Sarebbe falso e farisaico dire che noi viviamo tutto il Cristo sapendo che questo non solo non è realistico, ma non è neppure vero.

Vivere in verità, significa vivere nella limitatezza del nostro essere uomini e nella coscienza che è Gesù il salvatore del mondo, non noi.

Noi riusciamo ad amare e a rispondere all’amore di Dio a partire dalla nostra capacità di accoglienza dell’amore stesso. Se il recipiente del nostro cuore può accogliere 1 è importante che accolga questo uno e ami secondo questo uno: questo è essere nella verità. Se è 2 deve amare per 2… ecc. ecc.

Non pensiamo in modo onnipotente di potere essere onnipotenti come Dio. Nella fedeltà all’amore onnipotente di Dio e nella comprensione di questo stesso amore, noi siamo chiamati a vivere l’incarnazione in noi di questa onnipotenza: una incarnazione che è povera, umile e limitata. Ma proprio perché povera, umile e limitata è vera, e proprio perché vera è beata, ci porta cioè nel mondo delle beatitudini.

Possiamo dunque dire che lo Spirito di verità che ci vuole condurre alla verità tutta intera, non vuole portarci ad essere dei super-uomini o delle super-donne, questo sarebbe falso. Lui ci chiama alla verità tutta intera perché noi possiamo amare questa verità secondo la capacità del nostro cuore che è beata perché si riscopre ogni giorno amata da Dio e bisognosa del suo amore e della sua misericordia.

Questa è la spiritualità del pellegrino, che sente la meta che lo interpella ma allo stesso tempo la sente lontana, nota il suo bisogno di camminare. Questo significa che più lo Spirito conduce noi suoi discepoli nella comprensione del mistero di Gesù Cristo, più il Cristo stesso diventa vivente nei suoi discepoli. Noi viviamo sempre più la vita che fu quella del Cristo: una lenta glorificazione mai completata, attraverso la via della croce che è la via dell’innalzamento.

Invochiamo lo Spirito perché ci guidi alla verità e alla verità tutta intera che è verità di chi Cristo è e verità di quanto noi riusciamo a vivere di questa stessa verità.

In questo modo non ci dirà nulla di nuovo, perché il Cristo rimane in eterno quello che già è, ma ogni giorno sarà nuovo perché ogni giorno scopriremo una nuova capacità di amare e un pezzo di Cristo da amare che prima non avevamo mai amato e compreso.

Confidate, soprattutto, nel lavoro lento di Dio.

Siamo per natura impazienti di concludere

ogni cosa senza ritardi.

Vorremmo saltare le fasi intermedie.

Siamo impazienti di metterci in cammino

verso qualcosa di ignoto, qualcosa di nuovo. (…)

Date a nostro Signore il beneficio di credere

che sia la sua mano a guidarvi,

e accettate l’ansia di sentirvi

sospesi e incompleti.

 

Pierre Teilhard de Chardin

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26 Luglio 2024 Matteo 13, 18-23

La Parola non deve essere inscatolata nelle mie convinzioni e nei miei modi di pensare la vita, la Parola può essere solo amata e da amata riversata sui fatti della nostra esistenza.

Così, libera dai nostri incubi sanati dal suo amore, farà rinascere germogli di verità anche nel nostro quotidiano.

PG

Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l’ombra piccola
l’impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri

25 Luglio 2024 Matteo 20, 20-28

Ci sono molti che amano occupare gli ultimi posti

per “ESSERE DETTI” che non sono come quelli

che invece amano occupare i primi…..

Gli ultimi posti che si occupano nella dimensione fisica

non sempre corrispondono agli ultimi posti

che invece è necessario occupare nella dimensione spirituale….

Chi si siede agli ultimi posti per primeggiare,

in fondo mostra una superbia peggiore di chi si si siede al primo posto …

Mentre il secondo pecca solo una volta, e pecca solo per superbia,

il primo ahimè pecca due volte: e di superbia e di ipocrisia…

Soren Kierkegaard

24 Luglio 2024 Matteo 13, 1-9

Nel seme della parola, Gesù racconta la vita che si dona, l’esistenza che desidera portare frutto. Dio parla a ogni terreno, si consegna in ogni situazione. Qualunque terreno io sia, Dio continua a gettare in me la sua parola. Qualunque tipo di terreno io sia, continua a consegnarsi nella mia vita. Dio si gioca con me, rischia. Sta in bilico tra la follia e la fiducia, in un modo tale che per me rimane incomprensibile.

G. Piccolo

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