15 novembre 2022 Luca 19, 1-10

Giovanni Nicoli | 15 Novembre 2022

Luca 19, 1-10

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

Tardi ti ho amato, Signore, tardi ti ho amato, diceva s. Agostino.

E ci sovviene una domanda: perché arriviamo ad una certa età e non ci siamo ancora convertiti? Perché arriviamo ad una certa età e siamo ancora così immaturi? Perché non arriviamo a capire prima certe cose che ci paiono così importanti, quando arriva il momento di capirle?

Se Zaccheo fosse arrivato prima, chissà quanti guai in meno avrebbe commesso. Se Zaccheo si fosse convertito prima …! Se Zaccheo avesse incontrato prima il Signore, quante persone avrebbe potuto salvare e quante ruberie non avrebbe commesso.

Se Zaccheo avesse incontrato prima lo sguardo del Signore, probabilmente non avrebbe capito nulla. Perché la vita della persona umana ha le sue stagioni. E le stagioni vanno rispettate, se vuoi che la terra produca il suo frutto. Quando le stagioni non vengono rispettate tutto si secca o tutto viene alluvionato. Quando le stagioni non vengono rispettate andremo a seminare l’orto in dicembre e tutto gelerebbe. Oppure pretenderemmo che tutto fiorisse in ottobre e tutto si seccherebbe.

Anche la persona umana ha le sue stagioni e vanno rispettate. Non si può pretendere che vi siano certi frutti in momenti sbagliati.

Gesù era talmente cosciente di questo, che sulla via di Gerico si è attardato. Nonostante tutti spingessero perché si arrivasse a Gerico, Lui si ferma, si ferma a dare la vista al cieco. Si è fermato fuori di Gerico perché era tempo di fermarsi e non di entrare. Ha atteso che il tempo fosse maturo, non ha bisogno di risultati l’amore. L’amore non può essere schiavo dei tempi che non permettono al seme di morire e di germogliare.

Si è fermato fuori di Gerico. Forse Zaccheo aveva bisogno di tempo per sistemare i suoi affari, anche quegli ultimi affari sporchi.

Forse Zaccheo aveva bisogno di far maturare una intuizione che si era fatta strada in lui, ma che non era ancora matura. Una intuizione che, se colta prima, sarebbe stata acerba e sarebbe solo marcita.

Ognuno ha i suoi tempi e noi abbiamo fiducia che questi tempi siano i tempi di Dio, oltre che dell’uomo. Siamo ancor più convinti che questi tempi vadano rispettati. Non rispettare questi tempi solo per non commettere errori, è un grande errore. Infatti, senza errori non c’è maturazione, c’è solo castrazione.

Senza errori il nostro amore insterilisce racchiuso in una gabbia d’oro: d’oro sì, ma sempre gabbia. E l’amore muore in queste gabbie immuni da errori ma incapaci allo stesso tempo di lasciare che l’amore in noi maturi in tutta la sua bellezza e tenerezza.

Gesù non poteva ancora entrare in Gerico con la fregola di anticipare i tempi ed evitare l’ultima ruberia di Zaccheo. Se non fossero ancora maturati i tempi, Zaccheo non si sarebbe convertito allo sguardo del Signore, e allora sì che sarebbe stato un bel problema, allora sì che le ruberie si sarebbero perpetrate.

Siamo orami quasi a Gerusalemme, dove il Signore vivrà il suo dono supremo nella sua passione. E già vive questa passione nel suo essere “venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

Ogni cosa a tuo tempo. Non spaventiamoci se siamo troppo giovani o se ci giudichiamo troppo vecchi. Non preoccupiamoci nel dire: ma alla mia età non ho ancora capito certe cose. Comprendere di non avere capito certe cose, è già un primo passo per capirle col cuore.

Ad ogni età vi è un monte che ci aspetta. Non è tanto importante quale esso sia, l’importante è che sia quello che ci viene donato in quel momento e che, di buona lena, noi affrontiamo la salita.

E in questa salita non dimentichiamoci di sedere a tavola, di sedere a tavola con Lui. Il Signore non disdegna di farsi ospite della nostra vita: oggi.

Lui si siede alla mensa della nostra realtà e ci rende capaci di volere ancora una volta la svolta, di capire che c’è una curva e di guidare intraprendendo la curva, non lamentandoci di essa.

Zaccheo è arrivato alla sua età. Zaccheo è arrivato coi suoi tempi. Zaccheo è arrivato dopo un percorso tortuoso.

Ciò che importa è che quando arriva la svolta noi la prendiamo e la prendiamo bene, passando dall’egoismo alla generosità, dalla cultura dell’accumulo alla cultura della condivisione. Così faremo crescere la statura della nostra umanità incontrando chi è venuto a salvare ciò che è perduto per la sapienza umana che è stoltezza per Dio.

 

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