13 novembre 2022 Luca 21, 5-19

Giovanni Nicoli | 12 Novembre 2022

Luca 21, 5-19

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

I fatti di cui parla Gesù, ai tempi in cui Luca scrive, erano già successi. Nel 70 d.C. il tempio era già stato distrutto. Un tempio iniziato nel 20 a.C. e terminato nel 64 d.C., con l’impiego di 100.000 operai e 1.000 sacerdoti addestrati come direttori lavoro. L’ammirazione per le belle pietre e per i doni votivi, l’ammirazione per qualcosa di grandioso, che sembrava indistruttibile, che sembrava eterno, ha fine.

Il Signore quest’oggi, ci mette in guardia dal lasciarci “ingannare” da un desiderio che spesso molti di noi hanno: quello di sapere come andrà a finire, come accadrà la fine del mondo, quando avverrà, come sarà l’al di là. Questo falso desiderio, che è solo una curiosità morbosa, muove tantissime energie e finanze. Ma è un inganno perché: “molti verranno sotto il mio nome dicendo sono io e il tempo è prossimo, non seguiteli”. In questo non ci sono solo gli esperti di professione quali i testimoni di Geova e compagnia bella, vi sono tanti anche all’interno della Chiesa che pretendono di fare i falsi profeti.

Il Signore ci invita a non lasciarci ingannare: perché? Perché l’inganno più grande che può prendere il nostro cuore è proprio questa curiosità morbosa coperta da un desiderio falso di voler incontrare il Signore, di voler andare incontro al Regno che viene. È un inganno: ci distoglie dall’unica vera preoccupazione che dovrebbe campeggiare nel nostro cuore, quella della testimonianza.

È forse proprio dalla testimonianza che la curiosità, ingannandoci, ci porta a fuggire. Una testimonianza che chiede sequela di Cristo: e se faranno così del legno verde che sarà di quello secco?

Una testimonianza che ha in sé il “metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori a causa del mio nome”. Una testimonianza che più è vera e più ha in sé la persecuzione, la solitudine.

La persecuzione perché ci danno e ci daranno dei mentitori, dei bestemmiatori, della gente che va contro i propri interessi e gli interessi dei propri familiari e dei propri paesi, per questo gente da allontanare e da condannare come traditori.

La solitudine perché “il regno è come un po’ di lievito che una donna impasta con la farina”. Non può essere tanto, siamo soli: sul lavoro chi ci darà retta, chi ci darà manforte? In tantissimi ambienti, oserei dire in tutti gli ambienti, anche in convento, siamo soli, ci danno degli esaltati, ci dicono di fare i fatti nostri. Non potremo mai essere maggioranza se la nostra testimonianza è vera. Più la nostra testimonianza è vera, e più saremo soli.

La persecuzione non è un segno di testimonianza, di per sé. Solo la persecuzione resa a causa del suo nome lo è, non dimentichiamoci questo piccolo particolare perché cambia tutto. La persecuzione a causa del suo nome ci dà occasione di testimoniare; quella avuta per conto nostro, crea solo paura e chiusura.

La persecuzione come motivo e luogo di testimonianza non chiede alcuna difesa nostra, perché siamo lì per il Regno ed è per questo che “io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere”. Lingua e sapienza non per salvare la nostra vita ma per perderla per il regno: chi perde la sua vita a causa mia, la salverà.

Il punto non è come riuscire a raccontarla per salvarci noi, ma ricevere una sapienza dall’alto perché anche la persecuzione nostra diventi testimonianza per il regno.

Una testimonianza che provocherà odio nei nostri confronti, una testimonianza a causa della quale saremo traditi perfino dai genitori, fratelli e parenti: sarete odiati da tutti per causa del mio nome.

Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà: “non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna”.

La perseveranza, ancora una volta, risulta un atteggiamento essenziale per il regno, per la testimonianza, per salvare le nostre anime. Una perseveranza che alcuni traducono con “pazienza”: è con la perseveranza paziente, che significa fiduciosa, che salverete le vostre vite.

Il tempio con le belle pietre e i doni votivi verrà distrutto, non rimarrà pietra su pietra. Il tempio non può che essere distrutto perché segno di un potere politico e religioso che non ha più significato. Il tempio verrà distrutto perché viene distrutto il tempio nuovo che è Gesù Cristo che sta salendo sul trono della croce. Il tempio viene distrutto perché ormai luogo di mercanti e non di preghiera. Il tempio viene distrutto perché luogo e motivo di violenza contro Cristo. Il tempio viene distrutto perché l’unico tempio vero di cui abbiamo bisogno e che realmente può splendere per l’eternità è il tempio raffigurato dal dono della vedova, riflesso della gloria di Dio, che dalla sua povertà dà tutta la vita. Il tempio deve essere distrutto perché Dio Trinità ha deciso ormai di abitare il cuore dell’uomo.

Cristo è la pietra angolare incarnata nella vedova povera, i discepoli e gli apostoli sono le pietre vive che è la chiesa.

La preoccupazione dei contemporanei di Gesù di sapere quando verrà la fine.

Ma non è questo il problema. Il problema è che noi ci lasciamo ingannare da coloro che promettono solo morte e distruzione. Noi siamo preoccupati di salvare la nostra pelle: chi ci terrorizza con la paura della morte offrendoci salvezze false, ci può ingannare come vuole. La guerra è giusta, si sente dire anche da eminenti ecclesiastici; la guerra non è mai giusta, ci risponde Cristo: solo la pace è giusta. Perché la guerra che magari parte con buone intenzioni finisce sempre con cattive realizzazioni. Ci preoccupiamo dei profughi e paghiamo gli schiavisti negli stati confinanti col mare, perché trattengano coloro che hanno fame e sete di giustizia e di vita.

Le guerre e le distruzioni non sono nulla di nuovo e non sono un segno di qualcosa di nuovo: è il vecchio mondo che con monotonia si ritempra nella morte. Sono le tentazioni per allarmare e trarre in inganno anche i credenti, togliendoli dalla fedeltà presente al loro Signore.

Dunque: sia la morte di Gesù che la distruzione del tempio, sono sì la fine del mondo, ma non come la pensiamo noi: sono il giudizio definitivo di Dio che offre salvezza a tutti e permette di vivere il presente come il tempo della sua pazienza, in vista della nostra conversione.

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