Luca 7, 31-35
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Dopo la risurrezione del figlio della vedova di Nain, Gesù mette in evidenza l’importanza della figura di Giovanni Battista.
I due versetti 29 e 30, che la liturgia non riporta, evidenziano molto bene il significato del vangelo di oggi.
Luca dice che: “Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro”.
Ascoltare il Battista e farsi battezzare da lui era ammissione del proprio bisogno di conversione. Bisogno da cui nessuno è scevro.
Non farsi battezzare dal Battista, non ascoltare quanto annunciava nella sua predicazione, significa vanificare il disegno di Dio su di noi.
Ora chi ha ascoltato il Battista e si è fatto battezzare da lui, sono stati, ci dice san Luca, i pubblicani, i peccatori pubblici, coloro che erano visti con sospetto da farisei e dottori della legge.
Ora, chi non si è fatto battezzare dal Battista non avendo accolto la sua parola, sono stati farisei e dottori, vanificando in tal modo il disegno di Dio su di loro.
Quello che fa la differenza non è il nostro stato di salute mentale e di cuore, ciò che fa la differenza è l’accoglienza o meno di quanto viene annunciato. Accoglienza che dipende dalla nostra disponibilità a riconoscerci peccatori.
Il popolo e i peccatori hanno giustificato Dio riconoscendo che Lui solo è giusto, mentre noi tutti siamo ingiusti. Compiere la volontà e accogliere l’appello alla conversione, è la via per danzare la vita secondo il ritmo che ogni giorno ci riserva.
Accettare la predicazione del Battista significa aprirsi al piano di salvezza di Dio e potere, di conseguenza, accogliere il Salvatore che ci viene incontro nell’Incarnazione.
I farisei e i legisti, cioè noi quando siamo chiusi alla vita di Dio, in opposizione al popolo, hanno vanificato il piano di Dio. Si sentono abbastanza buoni e intelligenti per non sentire il bisogno di mettersi in fila con il popolo peccatore che va a farsi battezzare. Rifiutano la conversione, per questo non possono incontrare il Salvatore che va al Giordano per incontrare ogni debolezza umana. L’unico modo per vanificare la salvezza è credersi giusti e rifiutare di convertirsi.
Così l’atteggiamento che ci contraddistingue, quando ci avviciniamo alla vita in questo modo, è quello di non lasciarci coinvolgere dalla vita stessa che si presenta a noi a volte con la faccia del Battista e a volte con la faccia di Gesù.
A volte, oggi, sono chiamato a ballare la bellezza del suono del flauto. A volte, oggi, sono chiamato a piangere al canto di un lamento.
Ciò che ci blocca è l’indifferenza nei confronti di ciò che la vita ci propone, sia esso canto di gioia o canto di dolore. Convertirsi significa lasciarsi toccare, riconoscere il nostro peccato, lasciarci convertire alla vita.
È drammatica la notizia, una delle tante, di una madre trentenne, incarcerata con due bimbi di due anni l’uno e di pochi mesi l’altra, nelle nostre carceri italiane. Una delle tante. Ha ucciso i suoi figli, forse uno si è salvato, scaraventandoli dalle scale. Perché questi bimbi sono stati incarcerati? La legge quando si sveglia si mette in moto per una inchiesta su quanto è avvenuto, ma quando ha fatto incarcerare questi due bimbi, dove era? Dove eravamo?
Possiamo ancora rimanere indifferenti? La via dell’indifferenza ci sembra la via della salvezza. In realtà è la via più mortifera che possiamo scegliere perché niente ci potrà toccare e nulla ci potrà far cogliere la bellezza della chiamata alla conversione e alla vita.
Dio ci chiama alla giustizia e alla severità col Battista: preferiamo non accoglierlo tacciandolo per pazzesco e demoniaco?
Dio ci chiama con Gesù alla danza: preferiamo non accoglierlo perché vogliamo un Dio severo?
Siamo anche noi bambini capricciosi, come lo erano scribi e farisei, che non accettano il principio di stare al gioco della vita, al gioco dei propri compagni di vita?
Ci vogliamo condannare al gioco di contrastare il gioco, qualsiasi esso sia e in qualsiasi modo si presenti a noi?
Dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto,
ogni norma e appiglio convenzionale,
dobbiamo osare il gran salto nel cosmo,
e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante,
anche nei suoi più profondi dolori.
Etty Hillesum
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