29 Maggio 2023 Marco 10, 17-27

Giovanni Nicoli | 29 Maggio 2023
Marco 10, 17-27

Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettatosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò:

“Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”.

Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre”.

Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”.

Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse:

“Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”.

Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli:

“Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”.

I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: “Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.

Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: “E chi mai si può salvare?”. Ma Gesù, guardandoli, disse:

“Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio”.

Il vangelo di quest’oggi è un vangelo che non si sa come prenderlo. Da qualsiasi parte tu lo prenda ti inchioda alle tue responsabilità. Cerchi una via di fuga alla proposta di radicalità e ti senti dire di vendere tutto e darlo ai poveri. Ti senti afflitto per questa proposta che ti sembra tanto grande quanto irrealizzabile e senti subito risuonare “quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!”.

Sei ancora stupefatto per questa affermazione e ti senti dire che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”.

Ti ritrovi sbigottito a pensare “e chi mai si può salvare?”; senti risuonare “impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio”.

Il vangelo di quest’oggi è un vangelo radicale che non ci lascia scampo, è inutile girargli intorno. O decidiamo di essere degli spostati secondo Dio, oppure decidiamo di essere degli spostati secondo il mondo. O decidiamo di essere integrati nella nostra società opulenta, che continua come se niente fosse a rincorrere un benessere di crescita infinita che diventa sempre più malessere perché ormai il mercato è sfuggito di mano all’uomo che è diventato suo compiacente schiavo; oppure decidiamo di essere alla sequela di Cristo e integrati nella sua visione del mondo dove la povertà, non la miseria, è un tratto essenziale del volto dell’uomo.

Il mondo occidentale sta diventando sempre più come la rana che si gonfia sempre più per potere diventare un bue, si gonfia sempre più fino a scoppiare perché non potrà mai diventare bue. Noi siamo convinti che per valere dobbiamo avere sempre di più; siamo convinti di dovere crescere all’infinito; siamo schiavi di una concezione alla quale ormai siamo diventati incapaci di ribellarci perché come si fa a vivere diversamente. La schiavitù grande che ci portiamo dentro è quella del nostro cuore ormai legato con catene al benessere che crea sempre più malessere in noi.

Come facciamo a prendere sul serio la radicalità di questo vangelo? Non rimane anche a noi di andarcene afflitti perché abbiamo molte cose? Troppe cose che non riusciamo neppure a godere?

Il tanto ormai si accompagna al brutto, all’inquinamento, al latrocinio legalizzato nei confronti dei poveri. Ormai non esistono più gli stati. Se guardiamo bene sono tutti in mano a dei riccastri che sono più abituati a relazionarsi con le multinazionali piuttosto che col bene comune. A noi non rimane che la depressione reattiva di una invidia che ci spinge alla sequela di questi tali e delle teorie sul mercato e sulla crescita infinita fino al raggiungimento dello scopo di tutto questo: la distruzione del creato, dell’ultimo metro cubo di aria respirabile, dell’ultimo litro di acqua non inquinata.

La via che Gesù ci indica è chiara: abbandona tutto, dallo ai poveri, segui me!

Se seguiamo la via indicataci dal mondo, siamo condannati a diventare sempre più poveri dentro. Se seguiamo la via di Dio, siamo condannati all’emarginazione dal mondo, alla non visibilità, all’avere sempre meno.

Non possiamo più rimandare la nostra decisione, pena l’arrivare troppo tardi. Oggi, qui ed ora noi dobbiamo decidere da che parte stare: con le nostre sicurezze, oppure con la sicurezza di Dio. Questo è il problema vero radicale: se vogliamo sposarci con Dio o con le cose che il mondo ci offre.

Bellissimo al riguardo un brano dello spettacolo di Gaber del 98-99 tratto dall’album “Un’idiozia conquistata a fatica”. Il brano si intitola “il mercato”. Molto bello e significativo ad un certo punto dice: “Non c’è niente da fare. Oggi come oggi chi rifiuta la sua (del mercato) logica rischia di non mangiare; chi l’accetta con allegria subisce gravi danni alle sue facoltà mentali, cioè l’annientamento totale delle coscienze”.

Il cammino dietro a Gesù è un cammino progressivo di liberazione fino a quando, finalmente, potremo attraversare la cruna dell’ago!  

Piccolo

 

La vita eterna non è un qualcosa da aggiungere a ciò che si ha, ma è la fioritura del proprio essere. Se siamo posseduti dagli averi materiali e psichici manchiamo di quella leggerezza essenziale che ci permette di danzare al ritmo della gioia divina.

 Avveduto

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L’ascolto che ci porta alla verità dell’altro, a conoscerlo e ad

accoglierlo, non nasce dai suoi dati personali, dalla sua carta di identità, dal suo

codice fiscale, dalla sua tessera sanitaria. L’ascolto che ci porta alla verità dell’altro

nasce dall’amore per l’altro. Ospitandolo e accogliendolo con cuore aperto e senza

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Poi aggiungete:

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abbassarsi, inclinarsi,

curvarsi, farsi piccoli.

Ora avete torto.

Non è questo che più stanca.

E’ piuttosto il fatto di essere obbligati

ad innalzarsi fino all’altezza

dei loro sentimenti.

Tirarsi, allungarsi,

alzarsi sulla punta dei piedi.

Per non ferirli.

Janusz Korczak

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