23 Gennaio 2024 Marco 3, 31-35

Giovanni Nicoli | 23 Gennaio 2024

Marco 3, 31-35

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».

Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Del buon senso è d’obbligo parlar bene. Dopo tutto, è la massima valutazione esprimibile nei riguardi di una persona dire che “è di buon senso”. Anche se poi non si riesce a definire che cosa esattamente esso sia o in che cosa consista di fatto.

Sarà una specie di sedimentazione della sapienza di secoli che si esprime anche attraverso proverbi. Oppure una forma corretta, civile e sociale, di quella che semplicemente era l’ingegnosità, l’astuzia e la scaltrezza che permetteva di cavarsela e sopravvivere tra ostacoli e intoppi.

A volte però il buon senso veste i panni di una certa prudenza: stiamo attenti che ciò che noi chiamiamo prudenza non sia la paura che cammina in punta di piedi alle nostre spalle, dicono i padri del deserto.

La prudenza è di casa nella famiglia, nella casa, nella società, nella chiesa, dispensa criteri di inazione ed è buon tutore di ciò che esiste solo per il fatto che esiste, a prescindere se sia giusto o meno. Per questo tiene al caldo istituzioni, strutture e privilegi.

Questa sa anche indossare panni corti, giovanili, di tornaconto puro e semplice, di sopraffazione e di violenza gratuita.

Per buon senso si è conservatori e per buon senso si è pseudo – rivoluzionari, essendo comune la radice: la volontà di auto-conservazione e di affermazione. Con quanta voglia poi e con che sottile astuzia.

Gesù invece sceglie per sé, cosa che chiede a chi lo vuole seguire, la povertà radicale. Non è rivolto ad accessori e bazzecole il suo invito: “va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri… poi vieni e seguimi” (10, 21).

Via dunque il buon senso, padre di ogni ricchezza, di ogni impedimento o ingombro alla sequela. Elogio della follia, allora; anzi, dichiarazione della sua necessità!

Per quello che Gesù diceva e faceva il buon senso ha perso la pazienza e lo ha dichiarato spacciato. “È fuori di sé”, è matto, dice il buon senso normale, quello della gente comune o della famiglia. Non può essere che da Satana; è uno che bestemmia e quindi da uccidere, dice il buon senso super, quello degli scribi, che vantano anche giustificazioni ideologiche di attacco.

Questa di Gesù e di quanti sono sulla stessa linea, è vera e fastidiosissima provocazione! Recidivi rispuntano sempre, ostinandosi a cantare la medesima canzone “falsa e tendenziosa” (rispetto alla opinione dominante che perciò è vera) che turba l’ordine pubblico (che è ordine perché è costituito).

Bella famiglia si crea attorno! Da essa sono esclusi quelli che sono del giro, mentre divengono fratelli e sorelle, gente raccogliticcia che porta nel sangue la febbre della volontà di Dio.

Diceva padre Turoldo in uno suo scritto: il vangelo bisogna sempre predicarlo, ma è bene non viverlo. Diceva questo a partire dalla sua esperienza all’interno della chiesa e della comunità cristiana.

Tutti noi abbiamo la bocca piena di Cristo e del vangelo ma quando ci avviciniamo alla vita allora usiamo altri termini di paragone e di giudizio. Allora non ci fidiamo più della logica amante della Croce ma ci fidiamo del mondo, delle sue regole e delle sue norme: appunto, rientriamo nel buon senso.

Ancora prima di iniziare una avventura sappiamo già quali sono le scelte che ci portano lontane dal buon senso e dal senso comune dell’esistenza e quali sono invece quelle che ci portano a vivere secondo il senso comune delle cose. Lì quando il gioco si fa più duro e più vero, noi recalcitriamo ritornando nell’alveo della normalità. Abbiamo paura di spiccare il volo, ci accontentiamo di dire che non capiamo, mentre sappiamo benissimo che questo non è il problema.

Abbiamo paura di prendere il largo e ci accontentiamo di dirci che è difficile, mentre sappiamo benissimo che il vangelo in quel momento ci tratta in modo serio e ci chiede di essere trattato in modo serio, ma … preferiamo di no.

È necessaria la follia che significa uscire dalla normalità, abbandonare quelle false sicurezze che popolano le nostre giornate e che ammansiscono i nostri cuori: rischiare, rischiare per il vangelo, rischiare per la vita.

 

I veri parenti sono coloro che hanno occhi limpidi e orecchi aperti, che cercano di essere liberi dai propri pregiudizi di sapienza umana e religiosa, per vedere con chiarezza il mistero del regno nella realtà ambigua che ci sta davanti. In tal modo, nella debolezza e nella stoltezza della croce, rivelata solo ai piccoli e agli umili, riescono a scorgere nei piccoli gesti quotidiani la potenza e la sapienza di Dio. Questi sono i veri parenti di Gesù!

PG

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26 Luglio 2024 Matteo 13, 18-23

La Parola non deve essere inscatolata nelle mie convinzioni e nei miei modi di pensare la vita, la Parola può essere solo amata e da amata riversata sui fatti della nostra esistenza.

Così, libera dai nostri incubi sanati dal suo amore, farà rinascere germogli di verità anche nel nostro quotidiano.

PG

Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l’ombra piccola
l’impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri

25 Luglio 2024 Matteo 20, 20-28

Ci sono molti che amano occupare gli ultimi posti

per “ESSERE DETTI” che non sono come quelli

che invece amano occupare i primi…..

Gli ultimi posti che si occupano nella dimensione fisica

non sempre corrispondono agli ultimi posti

che invece è necessario occupare nella dimensione spirituale….

Chi si siede agli ultimi posti per primeggiare,

in fondo mostra una superbia peggiore di chi si si siede al primo posto …

Mentre il secondo pecca solo una volta, e pecca solo per superbia,

il primo ahimè pecca due volte: e di superbia e di ipocrisia…

Soren Kierkegaard

24 Luglio 2024 Matteo 13, 1-9

Nel seme della parola, Gesù racconta la vita che si dona, l’esistenza che desidera portare frutto. Dio parla a ogni terreno, si consegna in ogni situazione. Qualunque terreno io sia, Dio continua a gettare in me la sua parola. Qualunque tipo di terreno io sia, continua a consegnarsi nella mia vita. Dio si gioca con me, rischia. Sta in bilico tra la follia e la fiducia, in un modo tale che per me rimane incomprensibile.

G. Piccolo

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