14 luglio 2022 Matteo 11, 28-30

Giovanni Nicoli | 14 Luglio 2022

Matteo 11, 28-30

In quel tempo, Gesù disse:

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

La nostra vita, è inutile nascondercelo, in tanti momenti è un insieme di fatiche e di delusioni. Non c’è bisogno di attendere i momenti faticosi della malattia e della morte, per scorgere in noi fatiche e delusioni.

Ogni giorno a noi pare sia una battaglia se non una guerra. Ritmi sempre più serrati. Richieste sociali sempre più grandi. Situazioni di arrivismo che portano la competizione a livelli che superano continuamente il livello di guardia della nostra capacità di sopportazione e di capacità di portare il peso.

A noi pare di non poterci più fidare di nessuno e che una amicizia vera, anche fra marito e moglie, sia un ricordo ormai lontano nel tempo e non più possibile e attuale. Anche il contratto matrimoniale mostra tutti i suoi limiti e qualsiasi impegno preso nei confronti della società o della comunità cristiana non può più essere così lineare e gratuito.

Mi pare che ciò che è sempre stato quello che ha mosso l’uomo ad andare alla conquista di qualcosa e di qualcuno, che in parte è l’economia, abbia raggiunto dei livelli di invasività e di onnipotenza, da non potere lasciare spazio a nulla più.

L’invito che il Signore ci fa, in questa battaglia quotidiana, è l’invito di chi ci offre la sua casa, la casa del suo cuore. Vieni a trovare ristoro da me. Vieni e lascia per potere riscoprire un modo di vivere diverso.

Ci vuole coraggio ad accogliere questo invito “vieni” e bisogna fidarsi non poco.

Ma in fondo l’invito di Gesù è semplice e quanto mai rivoluzionario: se non vuoi soccombere sotto un modello sociale che è uno schiaccia sassi o, meglio, uno schiaccia persone, accogli il mio giogo leggero che alleggerisce il peso.

Accogliere il giogo del Signore significa cominciare, o ricominciare, a mettere in campo un modo di discernimento nuovo e rinnovato. Rileggere le scelte della nostra quotidianità alla luce della sua Legge di amore e di gratuità. Dimentichi del nostro tornaconto siamo invitati a cercare ciò che tornaconto non è all’apparenza, ma che è un guadagno umano e sociale grande.

Accogliere l’invito del Signore Gesù ad essere persone che non si lasciano travolgere dalla corrente del fiume in piena che ci trasporta verso cascate e cadute sempre più grandi e sempre più disumane, è accogliere un invito all’umanità. Vivere accogliendo il suo giogo leggero per scegliere questo carico pesante, è credere all’umanità della gratuità e del dono.

Accettare questo dono significa liberare il nostro sguardo, il nostro cuore, dalla cecità del possesso e della proprietà privata fine a se stessa: non come servizio sociale per il bene comune.

Essere umile e mite come Gesù è mite e umile, è una scommessa di vita fenomenale. Non cedere ai venti di guerra che ogni giorno si presentano a noi con il volto dell’ultimo politico di turno che ha rubato, dell’ultimo prete che ne ha fatte di cotte e di crude, dell’ultimo medico che fa prescrizioni e operazioni per far sì che l’azienda sanitaria produca proventi, all’ultimo … e chi più ne ha più ne metta …

Non cedere alla violenza di questo movimento sociale, alla tentazione dell’essere lupi, accogliendo la scommessa dell’essere agnelli come via dell’umanità da seguire, è atto rivoluzionario.

È rivoluzionario per noi personalmente perché ci libera dalla schiavitù del risentimento, dell’arrivismo e della sopraffazione. È rivoluzionario perché diventa provocante per una società che vive da schiava la sua condizione relazionale. Siamo tanti o siamo pochi, poco importa, ciò che importa è che la capacità di discernimento del Signore, di vedere le cose con i suoi occhi e di scegliere secondo il suo cuore noi lo viviamo. Stiamo pur certi che per gente che soffoca sotto il peso di una società sempre più disumana, per gente a cui manca il respiro perché da troppo tempo vive in apnea, tutto questo prima o poi sarà colto come una boccata di ossigeno, come una boccata di aria buona da alta montagna. Prima o poi, con noi, altri coglieranno la bellezza del giogo leggero del Signore e troveranno il coraggio di tornare a respirare, di liberarsi dalla schiavitù moderna, dal ritrovare uno spunto di umanità che li e ci porterà ad accogliere l’invito del Signore non come una ennesima promessa pesante che schiaccia la vita, ma come un invito bello alla liberazione e ad una nuova e più vera umanità.

Dono di Dio a noi, dono nostro ai fratelli, dono dei fratelli a noi.

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26 Luglio 2024 Matteo 13, 18-23

La Parola non deve essere inscatolata nelle mie convinzioni e nei miei modi di pensare la vita, la Parola può essere solo amata e da amata riversata sui fatti della nostra esistenza.

Così, libera dai nostri incubi sanati dal suo amore, farà rinascere germogli di verità anche nel nostro quotidiano.

PG

Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l’ombra piccola
l’impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri

25 Luglio 2024 Matteo 20, 20-28

Ci sono molti che amano occupare gli ultimi posti

per “ESSERE DETTI” che non sono come quelli

che invece amano occupare i primi…..

Gli ultimi posti che si occupano nella dimensione fisica

non sempre corrispondono agli ultimi posti

che invece è necessario occupare nella dimensione spirituale….

Chi si siede agli ultimi posti per primeggiare,

in fondo mostra una superbia peggiore di chi si si siede al primo posto …

Mentre il secondo pecca solo una volta, e pecca solo per superbia,

il primo ahimè pecca due volte: e di superbia e di ipocrisia…

Soren Kierkegaard

24 Luglio 2024 Matteo 13, 1-9

Nel seme della parola, Gesù racconta la vita che si dona, l’esistenza che desidera portare frutto. Dio parla a ogni terreno, si consegna in ogni situazione. Qualunque terreno io sia, Dio continua a gettare in me la sua parola. Qualunque tipo di terreno io sia, continua a consegnarsi nella mia vita. Dio si gioca con me, rischia. Sta in bilico tra la follia e la fiducia, in un modo tale che per me rimane incomprensibile.

G. Piccolo

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