Matteo 13, 10-17
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
Il brano evangelico odierno è devastante per la nostra esperienza quotidiana. È come se un innamorato continuasse a parlare col cuore alla innamorata, e viceversa, e dall’altra parte vi fosse solo sordità.
Dice il Signore, tramite il profeta Geremia:
“Va’ e grida agli orecchi di Gerusalemme: Così dice il Signore: Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata”.
Si fanno pazzie per amore e il buon senso non viene ascoltato. Col nostro buon senso critichiamo chi ancora fa figli senza essere sicuro di poterli mantenere. Come se la cosa più grande sia il mantenerli e non dargli affetto. Abbiamo stravolto la logica dell’amore pensando in tal modo di essere furbi. In realtà siamo solo gente di buon senso, ma di buon senso si muore e si fa morire, non si vive.
Il profeta grida ai nostri orecchi che Dio si ricorda del nostro affetto, dell’amore di un tempo. Di come questo affetto e amore fossero vitali, non avevano paura del deserto, di una terra non seminata. Di come questo amore diventasse vitale e seminante per la terra non seminata e di come facesse sbocciare fiori nel deserto. Il deserto che di per sé non è arido e incapace di fiorire e di portare frutto, ha solo bisogno di acqua. L’acqua non può essere il buon senso che è solo utile a non rischiare, a rinchiuderci nelle nostre città sempre più maleodoranti e inquinate. L’amore è la vita e l’amore è movimento, rischio, esposizione.
Il profeta grida ma noi siamo sordi, siamo assorti a contemplare noi stessi, siamo tutti presi dal nostro autocompiacimento che, alla prima difficoltà, diventa delusione.
Vediamo ma non comprendiamo; ascoltiamo ma non capiamo. Cosa capiamo di quanto vediamo e di quanto ci fanno vedere? Cosa comprendiamo della marea di parole che giungono ogni giorno ai nostri orecchi? Che cosa diciamo col nostro continuo parlare che è più simile ad un vomito angosciante che a un desiderio di comunicare e di ascoltare? Vediamo e ascoltiamo ma non riusciamo a comunicare e ad entrare in relazione.
Cosa capiamo di quanto il Signore ci dice riguardo alla nostra esperienza di fede? Continuiamo a lamentarci che le cose vanno male; il nostro buon senso ci fa preoccupare perché i preti diminuiscono; la nostra vista ottenebrata continua a farci preoccupare del calo di coloro che vanno a messa. Ma chi di noi ascolta con l’orecchio di Dio e vede col cuore del Padre ed è attento a comprendere ciò che Dio ci sta dicendo in questa nuova realtà? La nostra è una risposta organizzativa: come un prete può star dietro a più parrocchie, non è una risposta di fede. La nostra è una risposta riorganizzativa e svendiamo case e ammucchiamo frati in pochi conventi e comunità dove riescono solo a guardarsi in cagnesco: questa non è una risposta di fede.
Continuiamo a dare risposte di buon senso e, per questo, risposte non di fede, risposte da ciechi e da sordi. Non vogliamo ascoltare la saggezza di Dio e, ancor meno, vogliamo vedere la via che Dio ci traccia. La nostra risposta è sempre meno una risposta di fede e sempre più una risposta stolta anche se umanamente saggia.
Anche a noi viene rivolta la parola di Dio tramite il profeta Geremia:
“Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua” (Ger 2, 13).
Cisterne di buon senso che non possono dissetare un cuore che cerca senso e saggezza, non buon senso e sicurezza. Tutte cose che, se avremo ancora il coraggio di ascoltarci, il nostro cuore in profondità cerca e di cui ne sente il bisogno più di ogni altra cosa.
Se vuoi ricevere quotidianamente la meditazione del Vangelo del giorno
ISCRIVITI QUI
Guarda le meditazioni degli ultimi giorni
3 Ottobre 2024 Luca 10, 1-12
Mancano operai in grado di mettersi in cammino senza attardarsi a passare la vita a fare preparativi. Mancano operai capaci non di strutture o organizzazioni. Non necessitano uomini in grado di elaborare strategie. È necessaria la mitezza e la semplicità dell’agnello, l’atteggiamento, cioè, di chi non vive i rapporti all’insegna della violenza, della sopraffazione o dell’arroganza. Lo stile con cui ti presenti è già messaggio. È poi necessaria la leggerezza e la freschezza di chi non è appesantito da bagagli, la determinazione di chi puntando sull’essenziale non si perde per strada in cose inutili.
A. Savone
2 Ottobre 2024 Luca 9, 57-62
Il diavolo anziano delle lettere di Berlicche, di C. S. Lewis, […] scrive a suo nipote dandogli consigli su come corrompere l’essere umano che gli è stato affidato.
Il consiglio è: fallo sempre pensare al passato e al futuro. Non lasciarlo mai vivere nel presente. Il passato e il futuro sono nel tempo. Il presente è atemporale ed eterno.
Per una risposta affermativa, vi è solo una parola: sì. Tutte le altre parole sono state inventate per dire di no.
T. Bernard
1 Ottobre 2024 Luca 9, 51-56
Ma tra la partenza e il traguardo, nel mezzo, c’è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno,
e giorno dopo giorno è silenziosamente costruire.
E costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione.
Niccolò Fabi
Se la responsabilità non è accompagnata dalla misericordia diventa violenza.
G. Piccolo