29 Ottobre 2023 Matteo 22, 34-40

Giovanni Nicoli | 28 Ottobre 2023
Matteo 22, 34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Ti comando di amare, se vuoi vivere. Nel brano che abbiamo appena ascoltato sembra proprio che il Signore ci abbia tirato un tiro mancino. A Lui bastava un gesto e un vestito, perché ne vuole due?

Maestro quale è il più grande comandamento? Dice Gesù: “il più grande” sono due! È una frase che non sta in piedi: grammaticalmente ogni maestro ci tirerebbe sotto una riga rossa.

Ma è proprio vero che Dio non segue la grammatica. E Gesù? il più grande comandamento sono due! Tutta la legge di Dio sta qui: “amerai Dio con … e il prossimo tuo come…”.

Ma perché Gesù combina insieme Dio e il prossimo in un unico impegno di amore? Non basta amare un po’ Dio e un po’ il prossimo?

Perché questo benedetto prossimo occupa un posto così importante nella nostra coscienza di cristiani? È vero che se non lo amiamo non abbiamo nemmeno il coraggio di presentarci davanti a Dio!

Al riguardo:

“Solo se voi perdonerete al vostro prossimo i torti che vi ha fatto, anche Dio perdonerà a voi i vostri peccati”!

“Se mentre stai andando a trovare il Signore ti ricordi che il tuo prossimo ha qualcosa contro di te, torna indietro: va a riconciliarti col tuo prossimo e poi va’ a trovare il Signore”!

“Chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede”.

Eh, proprio non ci si scappa, fratelli!

Ma perché, potremmo chiederci, è così importante il prossimo nei nostri rapporti con Dio? Perché l’amore verso gli altri è al vertice di tutti i nostri doveri di cristiani?

Forse a causa dell’Incarnazione? Il Figlio di Dio è venuto tra noi per la strada dell’umanità: si è fatto uomo in carne e ossa! Se noi vogliamo andare a Dio quale strada se non quella che ha preso Lui per venire tra noi?

La strada dell’umanità: amare l’umanità attorno a noi è camminare sulla strada che ci porta a Dio. Non c’è altra spiegazione.

Pensare di potere amare Dio senza amare il prossimo è una strada che chissà dove porta: di certo non al Padre. Forse è tempo di comprendere ciò che ci dona il vangelo: ci raccomanda alla solidarietà, alla giustizia, alla carità! Teniamo presente Gesù che combina insieme i due comandamenti da farne uno unico.

Questi due comandamenti si tengono su uno con l’altro. Dio ci chiede di amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente. Siamo chiamati a questo con tutto noi stessi: intelligenza, inventiva, affetto, passione, operosità!

Tutto questo è anima e corpo della nostra fede: senza misura, senza pignoleria. Chi ci guadagna non è Dio, ma noi: alla fin fine siamo noi che ci guadagniamo.

Amare Lui solo con un po’ di cuore, non con tutto, è come un andare alla fontana con un bicchierino che può poco, anziché andarci con un secchio.

Importante è amare il Signore con la totalità del cuore, di anima e mente per potere amare il prossimo come si deve. Altrimenti magari lo amiamo come fa comodo a noi, quando ne abbiamo voglia illudendoci, magari, di essere bravi per questo. Può capitare anche che noi amiamo il prossimo ma non per il suo bene: chi lo sa?

Il Signore lo può sapere perché lui conosce me e il mio prossimo. Lasciare entrare Dio nella nostra vita è cosa vitale. Permettere a Lui che così faccia proprio perché lo amiamo con tutto il cuore, l’anima e la mente!

Non ha valore perseguire la strada che fa comodo a noi: Lui va cercato sulla strada per la quale ci è venuto incontro sulla quale siamo sicuri di incontralo: l’umanità!

Risuona qui la parola dell’esodo (22, 20):

“Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi foste forestieri in Egitto (o in America, in Belgio, in Svizzera, in …)”. Traduciamo questo Dio che ci dice: non offenderai l’immigrato, né lo umilierai con le tue leggi restrittive, perché anche voi siete stati immigrati … e i vostri nonni e padri e …

“Se tu lo maltratti, la mia collera si accenderà contro di te … quando lui mi invocherà, io l’ascolterò – ma te no, non ti ascolterò: perché io sono un Dio pietoso”.

Lo sanno certi politici che pure parlano di valori cristiani da difendere e dicono le loro preghiere e rosari, che il nostro Dio è un Dio pietoso?

E poi si va blaterando che il cristianesimo è vecchio perché ha 2000 anni! È tempo di accorgerci che la Parola è più nuova dei giornali di domani che devono essere ancora stampati e della virtualità cellulare che sa più di cella che di vita.

Gesù ci ha ripetuto il comandamento dell’amore.

Ma l’amore non lo si comanda: come si può comandare di amare?

In realtà siamo chiamati ad accorgerci che è cosa viabile e perseguibile.

I bimbi fanno di tutto, ma se non mangiano non crescono, e allora si comanda: vieni a mangiare! Mentre sono a tavola magari si ordina ancora loro di mangiare. Mangia: con un tono di comando! Gli adulti sani lo fanno da sè il mangiare!

Anche il Signore si comporta così con noi. È così importante amare Lui e il nostro prossimo; è così vitale per noi che il Signore ce lo comanda.

L’umanità è sempre così infantile, bambina, che Dio ce lo deve proprio comandare e ricordare: ama Dio e ama il prossimo! Perché ne va della tua vita, del tuo futuro, della tua gioia.

Anche noi, che siamo di questa umanità, abbiamo bisogno di sentire e risentire questo comando. Saremo capaci di obbedire, di ascoltare?

Amare è come mangiare per vivere, è come respirare. Se ob-bediamo al Signore prima o poi capiremo quanto è importante amare. A quel punto verrà da se, senza alcun comandamento.

Proprio come mangiare e respirare: cose per vivere!

 

 

 

Dio per essere amato va cercato non solo nelle nostre belle liturgie, nelle nostre preghiere, ma anche nel fratello e la sorella che mi è vicino e che con me condivide la bellezza e la fatica di camminare, amare e stare nella storia. Il nostro modo di stare nella vita reale, nel faticoso esercizio della quotidianità, diviene rivelativo di ciò in cui crediamo e dice a chi ci affidiamo per attraversare la vita con fede e amore. 

Sorelle Clarisse

«È nel volto dell’altro che Dio mi viene “allo spirito” e cade “sotto il senso”».

Emmanuel Levinas

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La Parola non deve essere inscatolata nelle mie convinzioni e nei miei modi di pensare la vita, la Parola può essere solo amata e da amata riversata sui fatti della nostra esistenza.

Così, libera dai nostri incubi sanati dal suo amore, farà rinascere germogli di verità anche nel nostro quotidiano.

PG

Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l’ombra piccola
l’impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri

25 Luglio 2024 Matteo 20, 20-28

Ci sono molti che amano occupare gli ultimi posti

per “ESSERE DETTI” che non sono come quelli

che invece amano occupare i primi…..

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non sempre corrispondono agli ultimi posti

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