13 Giugno 2023 Matteo 5, 13-16

Giovanni Nicoli | 13 Giugno 2023
Matteo 5, 13-16
 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Essere sale e luce, significa essere Gesù Cristo: Lui è il sale e la luce della vita del mondo e di ogni uomo. Lui è sale e luce perché ci ama e ci fa sentire beati perché amati da lui. Beati perché amati pur nelle difficoltà di ogni giorno.

Essere sale ed essere luce del mondo, non ha niente a che vedere con il lievito dei farisei che fanno e sono per farsi vedere, non per essere. Fare luce ed essere luce, non ha come scopo ultimo il farsi vedere e ottenere gloria dagli altri uomini. Essere sale ed essere luce, significa essere per gli altri.

Siamo chiamati ad essere sale, cioè a dare sapore alle cose. Il sale in sé fa ribrezzo, è immangiabile, la gente non lo mangia da solo. Il sale è buono se sparso sulle vivande e perso in esse, non visto ma presente. Così è per il cristiano: tante volte fa ribrezzo al mondo, viene preso per un extra terrestre, ma se non lo si vede e se si sparge nelle e sulle vivande del mondo e nel quotidiano di questo stesso mondo, allora sì che è gustato. Ma se il cristiano sale non è sale, vuole riconoscimenti, allora fa ribrezzo, viene disprezzato e rifiutato. La bontà è data dal gustare più che dal vedere.

Il cristiano è chiamato anche ad essere luce anche se non sempre gli uomini accettano di buon grado che qualcuno faccia luce nella loro vita. La luce mette in evidenza cose che spesso non si vogliono vedere. Noi che siamo abituati a dormire con la luce del mattino e a stare svegli con le tenebre della notte, sappiamo bene cosa significhi questa affermazione.

Il cristiano non può essere luce per essere visto, ma per spalmarsi sulle cose in modo tale che le cose possano essere viste. Nel momento in cui il cristiano è visto come luce abbaglia e la gente chiude gli occhi. Se il cristiano accetta di essere luce senza essere riconosciuto, allora illumina, scalda e ama. Entra nel circolo della vita dove il bello è vedere bene contemplando le cose belle della nostra esistenza.

Non possiamo non essere sale e non essere luce, ma guai ad essere riconosciuti come tali: siamo chiamati ad essere gustati, non riconosciuti.

Cristo è il sale della terra che dona sapore alla nostra esistenza. È Lui la luce del mondo che viene nel mondo ad illuminare chi sta nelle tenebre e nell’ombra della morte. È Lui il senso vero e profondo della nostra esistenza.

Non è la carità che dà senso al nostro essere suoi. Non è la fede che dà significato alla nostra relazione con Lui. Non è la conoscenza del suo vangelo che ci rende veri cristiani. È Lui che dà senso a tutto questo.

Senza di Lui che senso avrebbe la nostra carità? Sarebbe una cosa vuota che prima o poi presenterebbe il conto ai fratelli, o una cosa sporadica senza profondità. Solo Lui ci dona la forza per una carità a lungo respiro.

Che senso avrebbe la nostra fede senza di Lui: magia e ritualismo senza aggancio con la vita. E il vangelo? Il vangelo senza di Lui, sarebbe un bel libro sapienziale ma che non dà vita, ci riempirebbe solo di nozioni e di bei episodi il nostro cervello ma il nostro cuore rimarrebbe arido come sempre.

Fare con Lui e per Lui significa essere testimoni che sono sale per la terra, significa rendere salato il cibo del vangelo che noi testimoniamo ai fratelli, significa renderlo appetitoso, significa renderlo vero. Significa fare venire voglia di mangiarlo perché ha un bel profumino e un bell’aspetto, perché lo si vede e riconosce vita. Non c’è bisogno di tanti sforzi nel desiderare il vangelo se questo stimola l’appetito delle persone che lo vedono così incarnato.

Essere luce testimoniando la Luce significa dare calore alle cose, significa rendere possibile la visione del colore, significa vedere il bello delle cose e vederle desiderabili. Illuminare significa rendere possibile la contemplazione. Il vangelo illuminato dalla nostra testimonianza di Cristo nella nostra vita rende desiderabile ciò che invece normalmente sembra solo un insieme di precetti impossibili da seguire.

Signore, facci riscoprire ancora una volta la bellezza dell’essere sale che dona sapore e luce che dona calore e colore.

 

 

Non giudicare la tua vita da quanto è pieno il barattolo del sale o la bottiglia dell’olio, né da quanti ti hanno ringraziato:  forse non a tutti piacerà la tua minestra e forse nessuno approfitterà della tua lampada. Giudica piuttosto la tua vita da quanta cura hai messo nel dosare il sale nella minestra e da quanta premura hai avuto nel ricordarti  di accendere la lampada quando scendeva la sera nella vita del tuo vicino.

Piccolo

Non dimenticarti di avere una lampada, di essere una lampada. Non dimenticarti che il mondo ha bisogno di lampade e che tu sei qui per illuminarti e per irradiare.

Pablo D’Ors

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26 Luglio 2024 Matteo 13, 18-23

La Parola non deve essere inscatolata nelle mie convinzioni e nei miei modi di pensare la vita, la Parola può essere solo amata e da amata riversata sui fatti della nostra esistenza.

Così, libera dai nostri incubi sanati dal suo amore, farà rinascere germogli di verità anche nel nostro quotidiano.

PG

Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l’ombra piccola
l’impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri

25 Luglio 2024 Matteo 20, 20-28

Ci sono molti che amano occupare gli ultimi posti

per “ESSERE DETTI” che non sono come quelli

che invece amano occupare i primi…..

Gli ultimi posti che si occupano nella dimensione fisica

non sempre corrispondono agli ultimi posti

che invece è necessario occupare nella dimensione spirituale….

Chi si siede agli ultimi posti per primeggiare,

in fondo mostra una superbia peggiore di chi si si siede al primo posto …

Mentre il secondo pecca solo una volta, e pecca solo per superbia,

il primo ahimè pecca due volte: e di superbia e di ipocrisia…

Soren Kierkegaard

24 Luglio 2024 Matteo 13, 1-9

Nel seme della parola, Gesù racconta la vita che si dona, l’esistenza che desidera portare frutto. Dio parla a ogni terreno, si consegna in ogni situazione. Qualunque terreno io sia, Dio continua a gettare in me la sua parola. Qualunque tipo di terreno io sia, continua a consegnarsi nella mia vita. Dio si gioca con me, rischia. Sta in bilico tra la follia e la fiducia, in un modo tale che per me rimane incomprensibile.

G. Piccolo

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