Le esperienze forti arricchiscono nell’intimo e aiutano nel cammino verso la meta.
I gesti proposti in Quaresima rafforzano nel tragitto che porta alla Pasqua di Cristo.
Il cammino della Quaresima inizia con un gesto simbolico: un pizzico di cenere sulla testa e un ammonimento: «Ricordati che polvere tu sei e in polvere ritornerai» (Gen 3,19). Sono parole che ci rimandano a un momento drammatico della storia umana: quando Adamo ed Eva hanno rotto la consegna data loro da Dio. L’obbedienza richiesta loro è diventata disobbedienza. Il patto, seppur unilaterale, è stato disatteso.
Sappiamo che l’amore di Dio non è venuto meno nei confronti dei progenitori, anzi ha accompagnato sempre il loro cammino e si è esteso alle generazioni. Non c’è stata una condanna; questa è stata data al serpente tentatore, a satana. Essi hanno subito le conseguenze della disobbedienza: una disarmonia con la natura che comporta sofferenze.
La Chiesa ha la consapevolezza che anche oggi le persone possono lasciarsi ingannare dalle molteplici seduzioni del male. Offre loro l’opportunità di rafforzare il legame di obbedienza amorosa a Dio. Propone un cammino che porta a un incontro: una rinnovata comunione con Dio nella Pasqua di Cristo.

Lo rapporta al tempo vissuto da Gesù nel deserto prima di avviare la sua missione evangelizzatrice. Un ‘tempo provato’, come è stato quello degli ebrei nel deserto, ma che ha fortificato. Il numero 40 simbolizza uno periodo lungo di purificazione e di preparazione a un incontro. Per gli ebrei, l’alleanza con Jahvé accolto come l’unico Signore; per Gesù l’accoglienza della missione quale ‘servo di Jahvé’ che dona la vita in obbedienza amorosa al Padre.
Direzione Pasqua
Per noi, tutto è motivato dalla preparazione alla Pasqua del Signore, centro della nostra vita di redenti da Cristo. Non si può arrivare impreparati alla grande Festa, all’incontro con il Risorto. Ecco il motivo per cui il tempo di Quaresima diventa opportunità. È lasciar risuonare in noi l’invito fatto da Gesù: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15), ripresa da s. Paolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare da Dio» (2Cor 5,20). Ci porta a rimotivarci nella sequela generosa, a fare spazio all’azione dello Spirito che rinnova i nostri cuori e rinsalda la nostra fede.
Per non rischiare i soli buoni intenti, la Chiesa propone alcuni gesti di sostegno nel cammino: la penitenza, il digiuno, la preghiera, la carità (cfr. Mt 5,1-34; Gl 2,12-18). Gesù ha indicato come viverli: non per ‘apparire’ agli occhi delle persone, ma per essere rafforzati interiormente nella dimensione della fede, della risposta generosa, dell’amore riconoscente al Signore, dell’attenzione ai bisogni altrui.
Non quindi esercizi di ascesi per apparire, a noi stessi e agli altri, in chiave di ‘osservanti’, ma opportunità che aiutano ad aprire il cuore e assimilare in crescendo i valori del Vangelo. La Pasqua sarà la Festa dell’incontro con il Risorto, purificati, rafforzati e sempre più motivati per vivere le consegne battesimali: lampade accese e abito nuziale (cfr. Mt 25,1-12; 22, 1-14).