Portavoce del papa

da | 29 Luglio 2021 | Spiritualità dehoniana

L’amore cristiano adulto matura nella complessità della vita,
sempre aperto alla novità dello Spirito,
in unità e fedeltà dinamica con l’insegnamento della Chiesa.

P. Dehon ha sempre avuto un legame filiale e devoto con i cinque Pontefici che ha conosciuto.
La loro diversità non ha impedito di cogliere in unità la loro funzione di Vicari di Cristo.
Questo legame è stato favorito da molteplici opportunità: i suoi studi teologici a Roma, la sua presenza come stenografo al Concilio Vaticano I, essere stato consultore dell’Indice, le numerose udienze private, le conferenze romane su tematiche sociali.
Di ogni Papa coglie le caratteristiche di personalità e di dottrina, offre il suo consiglio anche in seguito ai suoi viaggi all’estero, accoglie i suggerimenti, si pone in obbedienza attiva.
Roma cristiana è sempre stata al centro dei suoi interessi.
Vi ritorna spesso e volentieri.
Quando la lascia al termine degli studi ecclesiastici, annota: «Vi ho passato degli anni molto pieni, ben impiegati, grazie a Dio, e dei quali non conoscerò la preziosità che in cielo. La mia consolazione è di portare via dei grandi tesori, come il sacerdozio, la scienza ecclesiastica, buone abitudini e deliziosi ricordi». Possiamo aggiungere anche l’attaccamento al Papa, perché è colui che conferma i fratelli nella fede, è la guida della Chiesa di Cristo che egli ama intensamente.

La grande opportunità del Concilio

P.Dehon ha la fortuna di seguire da vicino il Concilio Vaticano I come giovane stenografo.
Ha l’opportunità di conoscere Pio IX nell’udienza riservata agli stenografi, per ognuno dei quali il Pontefice ha “espressioni amabili”.
All’avvio della prima sessione, il giovane Leon annota la sua commozione e stupore per il Papa e i Vescovi: «Uno spettacolo commovente! Attorno al vicario di Cristo … tutti i successori degli apostoli, tutti i pastori delle diocesi si sono riuniti per rendere testimonianza alla dottrina del Vangelo. È Pietro vivente che parla sulla sua tomba e attorno a lui, sulla stessa tomba, tutta la Chiesa». «Il mio cuore batteva forte, pregavo per la Chiesa, pieno di ammirazione per questa importante manifestazione della sua unità e santità».
Molte sono le polemiche sulla proposta di approvazione dell’infallibilità del Papa: «L’eco di queste lotte giungevano fino a noi (stenografi). Ci era facile prevedere l’esito che avrebbe avuto». Anziché scandalizzarsi, coglie la libertà di espressione e la vivacità di pensiero. Nell’introduzione alle sue note sul diario, Carbone rileva l’intensa spiritualità di Dehon: «Sono riflessioni e considerazioni che manifestano la pietà della sua anima. Egli guarda gli uomini e le cose con gli occhi di una fede viva. Questo non gli impedisce di rilevare qualche episodio o particolare spiacevole. Lo fa però con delicatezza, con garbo, con parole che mostrano sicurezza di principi, fermezza di idee; non manifestano mai asprezza, risentimento, faziosità. Scrive con sincerità e serenità d’animo».
Nei confronti di Pio IX, p. Dehon ha delle considerazioni molto positive, soprattutto per la sua personalità e il modo accattivante di relazionarsi, pur con accentuato paternalismo: «Ha il privilegio di strappare lacrime di emozione e di suscitare delle calorose acclamazioni». «Mai un conquistatore ha dominato con la paura tanti uomini, come Pio IX domina con l’amore e il rispetto che ispira». «La sua santità, le sue sventure, la sua dolcezza, la sua maestà gli hanno guadagnato tutti i cuori… una santa frenesia».

“Predicate le mie encicliche”

Il Pontefice con cui p. Dehon ha maggiore legame ed è in particolare sintonia è Leone XIII. Lo incontra per ringraziarlo del “decreto di lode” dell’Istituto da lui fondato. Siamo al terzo periodo della vita sacerdotale di p. Dehon, preceduto dall’attività in parrocchia a S. Quintino (1871-1878) e da quello della nascita e primo sviluppo della Congregazione (1878-1888). Il terzo periodo prende avvio dall’incontro con il Papa il quale gli dice: «Predicate le mie encicliche», e si conclude con la morte. Comprende quasi quarant’anni di attività sociale.
Leone XIII ha dato una svolta alla Chiesa, cogliendo la sensibilità del tempo e proponendo orientamenti pastorali e sociali innovativi. Con la pubblicazione dell’enciclica Rerum Novarum, porta in evidenza la problematica del mondo del lavoro. Condanna l’oppressione del più forte sul più debole e propone rimedi consoni al contesto.
P. Dehon prende sul serio la consegna del Papa e rimane fedele alle sue direttive. Riesce a rivedere le sue personali posizioni – da monarchico-legittimista convinto, diventa democratico e repubblicano – e aprirsi alle nuove esigenze. Sa unire l’audacia progressista al giusto equilibrio, studiando a fondo i problemi sociali alla luce del Vangelo e del magistero della Chiesa.
Quale presidente della commissione diocesana di studi sociali, avvia un’azione di riflessione, che sbocca nella pubblicazione del “Manuale sociale cristiano”, e di coordinamento di molteplici iniziative di formazione al sociale.
Il riferimento alle encicliche di Leone XIII gli offre l’opportunità di organizzare conferenze e convegni aperti alle diverse categorie: clero, seminaristi, imprenditori, operai. Sente l’urgenza di formare alla nuova dottrina sociale della Chiesa: riconoscimento dei diritti dei lavoratori, salario familiare, orario concordato, spazio alle rivendicazioni sindacali, non lavoro dei minori… Il tutto considerato in ottica della giustizia e della carità cristiana. Gli incontri sono impregnati di visione cristiana della vita e fortemente agganciati all’insegnamento della Chiesa.

“Non dubitate, sarete approvati”

P. Dehon vive in stretta collaborazione e sintonia anche con Pio X, seppur l’impostazione di questo Papa sia diversa da quella di Leone XIII. Pio X si trova ad affrontare difficoltà impreviste con lo stato francese, dà più rilievo alla dimensione pastorale su quella diplomatico-sociale di riavvicinamento alla terza repubblica.
P. Dehon continua il suo apostolato sociale, seppur in tono più contenuto, in quanto maggiormente coinvolto nell’ottenere l’approvazione definitiva del suo Istituto. Fa molto affidamento sulla benevolenza del Papa. Parlandone in una udienza privata, il Papa prende un pezzo di carta e scrive: «Voglio che questo affare vada avanti e sia sistemato», poi si rivolge a p. Dehon e dice: «Non dubitate, sarete approvati». E così avviene a distanza di due mesi.
Si chiude una lunga attesa carica di ansia e si apre una nuova fase di espansione dell’Istituto. P. Dehon affronta molteplici viaggi per visitare i suoi missionari e accostare nuove realtà. Lo fa anche con l’intento di informare il Papa sulle problematiche di cui viene a conoscenza. Questo gli permette di familiarizzare con il Papa e di apprezzarne la personalità positiva.

 

Nel cuore della Chiesa

P. Dehon ha la fortuna di conoscere bene anche Benedetto XV e Pio XI. Il legame di fede e di amicizia con il successore di Pietro lo fa sentire in profonda sintonia con la Chiesa. È un aspetto che lo ha accompagnato per l’intera esistenza.
Aveva motivi di rammarico nei confronti dei dicasteri della Santa Sede, per le difficoltà incontrate nell’approvazione del suo Istituto, ma non si è mai espresso con toni di disapprovazione. La sua carica di fede lo ha portato a focalizzare il suo agire “per la gloria di Dio”. L’amore per la Chiesa, anziché diminuire, si è sempre più rafforzato. I motivi che frenavano l’approvazione definitiva dell’Istituto – l’accentuata insistenza sull’aspetto della riparazione e dell’immolazione – sono divenuti occasione per aprire la Chiesa a sensibilità spirituali rapportate al vissuto di un mondo in veloce trasformazione.
L’anima della sua molteplice attività è stato l’amore per Cristo, il trionfo del suo «regno nelle anime e nelle società», in forte sintonia con il ‘sentire’ della Chiesa.
Guardando al vissuto di p. Dehon, le costituzioni dell’Istituto recitano: «Per sua natura, il nostro Istituto è un Istituto apostolico: in questo ci mettiamo volentieri a servizio della Chiesa nei suoi diversi compiti pastorali … Seguendo le direttive della Chiesa, potremo risvegliare le coscienze di fronte ai drammi della miseria e alle esigenze della giustizia» (Cst 30; 51).

Argomenti: Chiesa | Spiritualità
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