Lasciare andare è un gesto difficilissimo,
ci vuole libertà e dedizione ed esercizio…
bisogna continuare ad aprire piano le mani…
Un bagno d’ossigeno spirituale, un’immersione che da tempo non facevo.
Questo è stato per me l’incontro del fine settimana 3-4-5 dicembre ad Albino.
Mi sono sentita subito nel posto giusto.
Venerdì sera mi si propone una riflessione su Bartimeo, personaggio che mi ha sempre affascinata.
I commenti alle varie fasi del racconto mi aiutano ad entrare in profondità e ad immedesimarmi in questa situazione. Mi vedo ai margini della strada, ripiegata su me stessa, la tentazione è quella di smettere di lottare, di tener fede e spendermi per gli ideali in cui ho sempre creduto, non vale la pena di dare, sempre dare. Il mantello mi copre, mi protegge, quasi quasi sto bene qui sotto, non ho voglia di spendermi ancora, sono quasi vecchietta ormai.
Ma… come Bartimeo reagisco, entro in me stessa e con slancio, con gesto deciso, getto il mantello delle mie titubanze, delle mie fragilità, alzo lo sguardo e alla domanda di Gesù: “Cosa vuoi che io faccia?” imploro in cuor mio: “Sciogli i miei egoismi, le mie paure, i falsi pudori, i pregiudizi, le convenzioni, le delusioni, il guscio delle certezze effimere.“
“Libera voglio vivere…” era la canzone che cantavo a squarciagola nei miei lontani venti anni e venerdì sera ho risentito quell’anelito, quello slancio spirituale, quel desiderio di vivere in pienezza, mettendo a frutto i doni che Dio mi ha dato.
Ho ritrovato energia nuova, voglia di donarmi ancora e ancora, voglia di essenzialità, di rinascita, per essere apertura e non ripiegamento.
Il tema proposto per le tre giornate era:
Prendere o lasciare? Lasciare per prendere!
Tema impegnativo e vasto. Sabato ci siamo divisi in gruppi e ogni gruppo aveva un aspetto da approfondire.
Tante sono state le testimonianze che mi hanno fatto capire quanto siamo fragili, quanto dolore c’è dentro ogni uomo, ma anche quante risorse, quanta voglia di riprendere con coraggio il cammino, sapendo che non siamo soli. Lui ci viene incontro, si pone al nostro fianco e misura i suoi passi sui nostri.
La celebrazione della domenica mattina ha dato a tutti noi l’opportunità dell’incontro con il Cristo risorto, aiutati e accompagnati dai viandanti di Emmaus.
Per me è stato un nuovo bagno salutare.
Le riflessioni di chi conduceva la celebrazione mi hanno portato sulla via di Emmaus, i miei occhi erano aperti sulla mia vita.
A Gesù, che sentivo vicino, offrivo le delusioni, le paure, le difficoltà, anche il buio.
Poi lo Spirito ha donato aria fresca, energia per dire:” Ti seguo Signore, anche in cammini difficili, perché la vita è un mistero ed io mi fido di Te.“
Subito ho avuto il centuplo; un tuffo al cuore quando ho visto il sacerdote che consacrava un pane che avrebbe poi distribuito come avrà fatto Gesù nell’ultima cena.
Erano cinquanta anni che non vedevo consacrare un ” pane”, da quando ragazza, dopo il Concilio, con un gruppo ristretto di giovani, con un sacerdote all’avanguardia, nelle celebrazioni spezzava il pane, proprio così.
Gesù mi ha visitata con questo dolce ricordo.
Graziella Chiesa, Croviana (Val di Sole, TN)
“Vince chi molla” è l’ultima taccia del cd “Una somma di piccole cose” di Niccolò Fabi.
Non è solo una canzone, ma una meditazione. Perché nella vita, anche se tutti dicono che vince chi afferra, trattiene, conquista, siamo convinti che “vince chi molla”. Ma lasciar andare è un gesto difficilissimo, ci vuole libertà e dedizione ed esercizio. E le cose a cui siamo legati davvero, quelle per cui abbiamo dato la vita, non le lasciamo andare mai del tutto. Dobbiamo continuare ad aprire piano le mani… Per arrivare a quell’evangelica “salvezza che non si controlla”, bisogna proprio lasciar andare tutto ciò che ci trattiene. Il potere, la paura, una certa idea di noi…
Per imparare a sentire che l’uomo, l’uomo vero, l’uomo che andiamo cercando è l’uomo che apre piano le mani e lascia fluire l’Amore. E cerca di non trattenere più nulla. Come in croce.
Perché la salvezza non si controlla.