Risurrezione: la re-azione di Dio
Se uno ti pesta i piedi tu hai pur sempre una re-azione. Sia che questa persona lo abbia fatto sbadatamente sia che lo abbia fatto apposta … reagire è la risposta, nelle forme che ciascuno sa.
Quale reazione ci aspetteremmo all’uccisione di Gesù da parte di Dio? Quale reazione avviene dal nostro far morire Dio (anche se non teologicamente “perfetto”, così come lo abbiamo ricevuto, abbandonando ogni espressione di fiducia in Lui) mentre emerge imperante il nostro io?
I sacerdoti nel tempio, i capi del sinedrio e poi Pilato, Erode e altri che lo ha manipolato, non subiscono nessuna ritorsione, nessuna condanna, nessuna pena, …
Ma non è possibile! Diremmo noi, che a reagire abbiamo ottime armi, pronte per ogni circostanza.
Vendetta doveva essere?
E queste persone, e noi con loro, che pur dopo la manipolazione, non riusciamo a comprendere il male fatto … non dovremmo subire un intervento punitivo che ci fulmini all’istante o comunque ci imponga obbligatoriamente il cambio della mente, del cuore, dei gesti? Dovremmo sparire insomma, perché prevalga ciò che è vero, buono, Dio.
Siamo lontanissimi dal modo di pensare e amare e agire di Dio, per fortuna nostra.
Siamo davvero su un altro pianeta, con i nostri modi interessati di abitarci, di salvarci. Dio sta in un altro posto (pur essendo così vicino dentro di noi). Gesù esce dal sepolcro e ringrazia il Padre, non fa i nomi dei traditori che devono pagare, in quel suo cuore ha proprio “digerito” l’impossibile.
E questa risurrezione, questa che è la reazione di Dio, cosa vorrà dire a me?
Penso sia, come la stessa incarnazione offerta da Gesù, una modalità di vivere che è data a ciascuno di noi.
Se non ti incarni, con tutto quello che ciò significa esistenzialmente, non vivi. Se non muori, nella forma del farti dono, non vivi. È Gesù stesso a ricordarcelo: “se il chicco caduto in terra non muore non porta frutto”, solo marcisce.
I discepoli di Gesù, e anche noi, si possono ricredere dalla non fiducia in un Dio così (si aspettavano, volevano, ben altro). Sono potuti uscire dalla paura proprio a motivo di questo inclassificabile modo di rispondere di Dio. E da lì l’annuncio gioioso che il Signore è risorto. Non è solo predicare che Lui ce l’ha fatta, Dio quindi è più forte, Gesù non lo mette nel sacco nessuno, e per noi che bella consolazione. È evangelo in quanto evento di grazia mai ascoltato pienamente e ancora tutto, ogni giorno, da accogliere e da lasciare che trasformi la nostra morte in vita.
Vivere ora possiamo. Cosa aspettiamo?
“Mi pare che il Signore ci abbia dato motivi sufficienti per la ragionevolezza del nostro credere, ma non ce li abbia dati così schiaccianti da costringere in qualche modo la nostra libertà. La fede è sempre un fidarsi di Dio e un buttarsi nelle sue braccia.” (Carlo Maria Martini)
“Ci sono molte forme di “martirio”, banali, dissimulate, quotidiane. L’essenziale è che il cristiano sia un battezzato che ha dietro di sé la Morte (con la maiuscola), dietro di sé e non più davanti a sé, non più in sé, e che quindi non la diffonda, non la trasmetta più, ma doni e trasmetta la Vita (anch’essa con la maiuscola). Un vivente che dia la vita, anche e soprattutto quando è oppresso dalla propria croce, anche e soprattutto quando non comprende più ma si rifugia ai piedi della croce. Un vivente che dia la vita: tale è, forse, il potere della fede.” (Olivier Clément)