La vita di fede è configurata sugli sguardi posati su Cristo, sulla sua vita terrena e sul mistero che da essa emana, e porta a mettere a fuoco uno o più aspetti da cui ne deriva una spiritualità: la vita in Cristo.

Il bambino si incanta a guardare. Dapprima il volto della madre, che fissa intensamente con lunghi silenzi. Coglie tutto a occhi sbarrati e viso immobile. Quanto è meraviglioso il bimbo incantato a guardare! Il mondo è suo, si immerge nello spazio che gli sta dinanzi. Dalla staticità iniziale, passa alla curiosità insaziabile: vuole vedere tutto. Non è mai sazio di introiettare quanto gli cade sotto gli occhi.
Lo sguardo è il modo più immediato di relazionarci. Ci permette di cogliere l’insieme e i particolari, prima ancora di esporci con le parole. È il modo più naturale di metterci in comunicazione con la realtà.

I vangeli sono attraversati da sguardi su Gesù.
Da quando è nato, gli occhi si sono fissati su di lui. Gli angeli stessi hanno avviato questa curiosità orientandola verso il mistero: «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore… Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento… E dopo aver visto, riferirono… se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per quello che avevano udito e visto» (cfr. Lc 2,8-20).
Lo sguardo dei pastori è proprio delle persone semplici, che si fidano e sanno cogliere quanto è stato loro detto dall’alto, che non si lasciano disincantare di fronte a ciò che trovano, e si aprono al mistero.
Gli sguardi su Gesù sembrano smorzarsi per trent’anni, a parte quelli quotidiani di Maria e Giuseppe, che diventano di stupore quando lo vedono tra i dottori nel tempio: «Al vederlo rimasero stupiti» (Lc 2,48).
Dal giorno in cui Gesù inizia il ministero pubblico, gli sguardi su di lui non cessano più, sguardi di ammirazione, di implorazione, di affetto, di fede, di critica, di odio, di condanna… Gesù è avvolto da sguardi.
È Giovanni Battista il primo a vederlo e a indicarlo come «l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29. 36). Ha visto anche lo Spirito che è sceso su di lui nel momento del battesimo: «Io ho visto e ho testimoniato che questi è il figlio di Dio» (Gv 1,34). Dal vedere, Giovanni passa alla fede. Nel vederlo giungere capisce che la sua missione di precursore si conclude e inizia quella di Gesù. Lascia liberi i suoi discepoli di seguirlo, di accostarlo personalmente e di stare con lui. Andrea e Giovanni capiscono subito che è il Messia (Gv 1,41).
C’è lo sguardo degli apostoli e dei discepoli che ogni giorno lo vedono insegnare, compiere guarigioni e gesti di grande umanità, azioni cariche di mistero (Cfr. Mt 14,26; Mt 17,1-8).
Troviamo lo sguardo delle folle che si ammassano per vederlo e ascoltarlo, quello dei lebbrosi che lo vedono e lo implorano da lontano, quello degli indemoniati che lo aggrediscono verbalmente per allontanarlo.
Non manca lo sguardo sospettoso e critico delle autorità religiose – scribi, farisei, dottori della legge, sadducei – nel vederlo trasgredire la legge e influire negativamente su chi lo ascolta e lo segue; sguardo di odio che diventa volontà omicida.
C’è lo sguardo di chi urla la sua condanna davanti a Pilato, di chi piange mentre Gesù porta la croce al calvario, di chi lo sfida quando è innalzato, del centurione che lo riconosce figlio di Dio.
E c’è lo sguardo alla tomba vuota, di chi lo riconosce risorto e di chi lo vede ascendere al cielo.
Sguardi nel tempo
«Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9). Da questo momento viene meno lo sguardo fisico e inizia quello della fede, che viene sostenuto e illuminato dallo Spirito Santo a Pentecoste e donato nel battesimo a chi sceglie di essere discepolo di Cristo.
Possiamo definire la vita dei cristiani come storia degli sguardi di fede focalizzati sul Signore Gesù, intesi a cogliere il mistero che lo avvolge e la carica di amore che lo ha sempre sostenuto.
Paolo esprime così questa ricerca interiore:
«Il Padre vi conceda…di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,14-19).

È un guardare finalizzato a immedesimarsi con Cristo, a identificarsi con lui e a cogliere di lui ciò che realmente trasforma la vita. S. Paolo parla di rivestirsi di lui: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo» (Rm 13,14); «Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 4,27). Per non rimanere in frasi generiche, Paolo indica il come tradurre nel vissuto questa esortazione: «Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri» (Col 3,12-13). Lo scopo è di vivere uniti a Cristo e di far trasparire nel proprio vissuto la sua esemplarità.
Sguardo focalizzato
La vita di Gesù è affascinante perché contiene una molteplicità di caratteristiche. Da qualsiasi prospettiva la si guardi, se ne coglie una ricchezza di particolari. È come un diamante; da ogni lato lo si analizzi, si scorge una varietà di colori e di bellezza.
Accanto a uno sguardo generale su Cristo, deve seguirne uno focalizzato da cui si è attratti: la sua parola, la vicinanza ai malati, la bontà, la fortezza, lo zelo, la fedeltà… Esso porta a vivere alla sua luce, traducendo nel vissuto un particolare aspetto della vita di Gesù. Così sono nate le diverse spiritualità cristiane.
Troviamo chi pone lo sguardo su Cristo Maestro, perché affascinato dal suo insegnamento, e si sente chiamato a vivere e a portare la sua Parola.
C’è chi è colpito dal suo amore illimitato, lo focalizza nel costato aperto e nel cuore trafitto e vive ponendo in risalto la dimensione della carità, dell’oblazione di sé, della riparazione.
Molti cristiani hanno guardato al Cristo distaccato dai beni, alla sua scelta degli svantaggiati dalla vita, e hanno sposato la causa della povertà e degli ultimi.
Altri cristiani sono stati attratti da Cristo sensibile verso i piccoli e si sono dedicati alla formazione dei fanciulli e dei giovani.
Una forte attrazione ha mosso persone per il Cristo missionario del Padre e hanno impegnato la vita nell’evangelizzazione in patria o in terra di missione.
Questi sguardi focalizzati hanno permesso la nascita di Istituti di vita consacrata o di vita laicale, di aggregazioni, di movimenti o scelte personali. A motivo di questi sguardi particolari, oggi nella Chiesa esistono molte distinte spiritualità, che fioriscono dall’unico condiviso amore per la persona di Cristo. In ciascuna scelta è vivo il desiderio e l’impegno di ‘stare’ nella vita in Cristo, di imitarlo nel dono di sé (cfr. 1Pt 2,21).