20 Luglio 2025 Luca 10, 38-42

Giovanni Nicoli | 19 Luglio 2025

Luca 10, 38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.

Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.

Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Impressiona l’atteggiamento di Maria che si siede addirittura accanto a Gesù, dicono alcune tradizioni, e sta in silenzio: ascolta contempla.

Gesù sta andando verso Gerusalemme come Buon Samaritano, viene accolto in casa di Marta e Maria. È Marta che accoglie Gesù, è Marta che si dà da fare, è Marta che parla con Gesù provocando il confronto con sua sorella.

È sempre così: coloro che fanno molto, i farisei, sono sempre coloro che hanno bisogno di creare il confronto per fare vedere che loro sono i più bravi. Sono sempre loro i prostituti che pensano di conquistare Dio con le loro opere buone e con le loro chiacchiere. Il povero si siede accanto a Gesù e tace ascoltando. Direi che è il povero, l’infante, il bisognoso il vero accogliente di Gesù.

Maria sta in silenzio: forse è il vero atteggiamento della contemplazione e dell’amore. Sì perché l’amore non è questione di numero di parole, l’amore è questione di cuore. Su tutti i libri c’è scritto che il dialogo è essenziale all’amore e in famiglia. È vero, ma quale dialogo? Quello delle chiacchiere o quello del cuore? Troppo spesso dietro le chiacchiere si nascondono il vuoto e le nostre paure.

Il silenzio assoluto di Maria, che non fa e non dice niente, è il perfetto rinnegare il proprio io che si affanna ad affermarsi, col bene o col male poco importa, pur di essere protagonista. Maria invece è tutta intenta in colui che ascolta e si realizza in lui. Maria ascolta e vede il Samaritano: è beata perché vede e ascolta il suo Signore, è la beatitudine del discepolo.

La presenza di Gesù per Maria è gioia, per Marta è fatica. Le due sono sorelle, non sono necessariamente in contrapposizione. La contrapposizione è provocata da colei che è attiva e fa.

Il fondamento del nostro discepolato non è dato dalle cose che facciamo, quello al limite è la dimostrazione di quello che siamo o il desiderio di dimostrare quello che siamo. Il fondamento è dato dall’ascolto e dall’accogliere il seme in un cuore buono e fedele che porta frutto.

Maria si siede ai suoi piedi e ascolta la voce: si accorge che il Maestro è arrivato, non si lascia distrarre dai molti servizi. Il Samaritano che cammina verso Gerusalemme, si ferma affaticato e trova accoglienza in lei. Accolto, insegna il mistero dell’accoglienza accogliendo.

In questo silenzioso ascolto abbiamo la possibilità di incontrare nella pace il grande silenzio della morte. Nel rumore sfuggiamo questa dimensione, nel silenzio, se vogliamo, possiamo contemplarla ed incontrarla.

Ma noi siamo ancora capaci di relazioni vere fra di noi? Siamo ancora capaci di relazione vera con Dio? Riusciamo a gustare una presenza e ad amarla?

A me pare che avvenga una sorta di preoccupazione quando incontriamo una persona: cosa gli dico ora o cosa facciamo insieme. Anche quando ci si trova fra amici sembra che sia necessario organizzare qualcosa di bello. Se non organizziamo nulla non sappiamo stare insieme, non sappiamo relazionarci. È necessario avere un tramite fra noi e l’altro e questo tramite è la cosa da fare.

Non parliamo poi della nostra capacità di relazione con la malattia e con la morte: ci disorienta. Abbiamo fretta di scappare via dalla casa del malato e dalla casa del morto. Anzi, già che ci siamo, troviamoci direttamente all’obitorio senza perdere tempo ulteriore. Rimaniamo imbarazzati, non sappiamo che dire, non sappiamo come comportarci, non sappiamo più piangere insieme.

La stessa cosa capita nella nostra relazione con Dio: dobbiamo avere qualcosa da fare altrimenti ci sembra di perdere tempo. Se andiamo ad una celebrazione dobbiamo preoccuparci dei canti, delle letture, dell’offertorio, del… ma manco ci ricordiamo del padrone di casa.

Il Signore Gesù quest’oggi ci invita, tramite l’episodio di Marta e di Maria, ad imparare l’ascolto. Avere il coraggio di rimanere in silenzio di fronte alla persona cara, all’amato/a, alla persona sofferente, ad un morto, a Dio. Rimanere in silenzio per potere ascoltare e accogliere. Noi rimaniamo in silenzio e ascoltiamo, se abbiamo qualcosa dentro. Più noi siamo vuoti e più abbiamo paura di fermarci: abbiamo bisogno di avere qualcosa da fare, un tramite per il nostro rapporto fragile e spesso vuoto.

Non è importante cosa diciamo o cosa l’altro dice. Nel vangelo di quest’oggi non si sa che cosa Gesù abbia detto, sappiamo solo che ha parlato. Non è importante cosa l’altro dice, è importante ascoltarlo e ascoltarci. È importante udire con attenzione quello che il suo animo ci comunica. È importante lasciare che tutto il rumore si depositi, che tutta la foga del fare si spenga, per lasciare che possa emergere la profondità del cuore nostro e dell’altro, per potere comunicare cuore a cuore.

Noi spesso ci avviciniamo al povero con il rifiuto, o con qualcosa da donare: non sappiamo trattarci con umanità rimanendo in silenzio, semplicemente stando con lui. Ne abbiamo paura, ci scomoda, lo dobbiamo tenere a debita distanza. In fondo è Dio che non vogliamo che entri nella nostra esistenza e lo trattiamo come una realtà che ci chiede cose da fare, anziché chiederci amore e cuore. Il preoccuparci e l’agitarci nelle molte cose, senza il cuore, crea distanza.

Ho fatto tanto per te e tu guarda come mi ripaghi. Recriminiamo e non riusciamo a cogliere la sostanza della relazione che non sono le cose che facciamo per l’altro ma è lo stare con l’altro. Le cose che facciamo o sono espressione del nostro cuore oppure diventano motivo di separazione.

L’uomo dice che non c’è mai in casa perché lavora per la famiglia, ed è vero ed è una balla allo steso tempo. La donna dice che vuole ordine e pulizia in casa perché la gente possa essere bene accolta, ed è vero ed è una balla. È vero perché sono cose giuste e belle e da farsi, ma è una balla perché rischia di diventare il tramite della nostra relazione; meglio ancora, rischia di diventare la preoccupazione del nostro relazionarci.

Solo chi è attento al presente sa scegliere ciò che conta davvero.

Asirananda

 

Ci vuole attenzione amorevole per scorgere ciò che è importante. Bisogna vivere ogni momento con attenzione partecipata, pronti a lasciarci toccare da ciò che è urgente e importante, ma anche capaci di fermarsi ad ascoltare ciò che conta davvero. Solo così le nostre scelte saranno vere, e non solo reazioni automatiche a un mondo che corre. 

De Maio

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PG

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